CUNEO - Detenuto tenta il suicidio nel carcere di Cuneo, salvato dagli agenti della Penitenziaria

A darne notizia i rappresentanti del sindacato Sappe. I fatti si sono verificati nella notte

11/08/2023 14:43

Nottata da incubo, quella appena trascorsa, presso il carcere del Cerialdo di Cuneo, dove solo grazie al tempestivo e professionale intervento della Polizia Penitenziaria si è impedito che un detenuto si togliesse la vita.
 
La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe per voce di Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte: “Questa notte un detenuto italiano si è impiccato in cella con un rudimentale cappio. Sono stati momenti di grande tensione: prontamente il personale di Polizia Penitenziaria è intervenuto per salvargli la vita, slegare il rudimentale cappio e prestare per i primi soccorsi. Tempestivo anche l’intervento del medico e del poliziotto penitenziario, i quali congiuntamente hanno praticato all’uomo un massaggio cardiaco. Il detenuto è stato poi trasportato all’Ospedale cittadino dove si trova tuttora. Restano ignote le motivazioni che hanno portato il detenuto a porre in essere il gesto estremo. In ogni caso, il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”.
 
Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ricorda che “negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 24mila tentati suicidi ed impedito che quasi 195 mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Anche questo è quel che fanno tutti i giorni le donne e gli uomini del Corpo: salvare la vita ai detenuti che tentato di togliersi la vita in cella”. E richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sul suicidio in carcere aveva sottolineato come esso "costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”. 

c.s.

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