I fatti per cui l’immigrato è finito a processo con accuse di violazione di domicilio e violenza privata risalgono alla notte del 25 agosto 2016. Il giovane, già ospite della comunità Fiordaliso di via Bossea, ne era stato allontanato solo un paio di mesi prima perché aveva ormai ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato da parte della commissione territoriale. La sua era stata quindi un’irruzione in piena regola, motivata dalla volontà di “regolare i conti” con richiedente asilo con cui aveva litigato in precedenza.
A ricostruire in aula la vicenda era stato nella penultima udienza un 24enne gambiano, compagno di stanza dell’aggredito: “K.D. correva avanti e indietro, era arrabbiato con il mio compagno di stanza. Per evitare che litigassero di nuovo ho chiuso la porta dell’androne, ma lui l’ha spaccata e ne ha afferrato un pezzo per colpirmi”. Il richiedente asilo aggredito non ha sporto denuncia nei suoi confronti. Resta il danno alla porta, quantificato in un migliaio di euro dall’allora responsabile del centro di accoglienza.
Nei confronti di K.D. il pubblico ministero Luigi Dentis aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per entrambi i capi d’imputazione. L’avvocato difensore Paolo Marabotto ne ha domandato l’assoluzione per il solo reato di violenza privata, come in effetti il giudice ha scelto di fare condannando l'imputato per la sola violazione di domicilio.