Il 4 novembre sarà trascorso un anno esatto dalla morte di Klaudio Myrtaj, il 34enne albanese ritrovato agonizzante in un piccolo laboratorio di falegnameria a Vernante e morto poche ore dopo in ospedale. A un anno di distanza non c’è ancora nessuna verità giudiziaria sulla sua fine. Gli inquirenti non sono nemmeno certi che si sia trattato di un omicidio, come pure farebbe supporre il fatto che l’arma da cui è partito il colpo, una pistola calibro 22 con un silenziatore artigianale, venne ritrovata solo un paio di giorni dopo nella falegnameria, situata nel cortile del municipio di Vernante.
Omicidio, suicidio o tragico incidente, forse mentre qualcuno giocava con la pistola: nessuna pista è stata esclusa a priori, ma le perizie che dovrebbero “far parlare” la scena del delitto tardano ad arrivare. Quella commissionata ai Ris di Parma dalla Procura di Cuneo è stata revocata e riassegnata ad altri esperti: troppi ritardi. Ora l’avvocato Alessandro Parola, legale della compagna della vittima, torna a chiedere risposte che finora nessuno è stato in grado di dare.
Gentili Signori,
ad un anno dall'assassinio del signor Klaudio Myrtaj, su incarico, a nome e per conto della mia Assistita compagna del sig. Myrtaj, mi permetto di effettuare una breve serie di considerazioni. Non soltanto per onorare la memoria del povero Klaudio, quanto anche per avere contezza dello stato delle indagini che riguardano la sua uccisione.
È infatti già passato un lungo anno dal giorno in cui Klaudio è stato ucciso da un colpo sparato alla testa mentre era intento a svolgere il suo lavoro presso un laboratorio di falegnameria in Vernante. In pieno giorno, nel centro di un paesino dotato di telecamere insistenti sia sulla via centrale sia in prossimità dell'entrata e dell'uscita del paese, in un cortile adiacente il Municipio, dopo aver pranzato in compagnia di alcuni amici. Morendo in ospedale dopo lunghe ore di agonia.
È passato un lungo anno da quando sulla scena del crimine, sottoposta a sequestro è comparsa un'arma di piccolo calibro con silenziatore, sembra, artigianale. Non rinvenuta dagli inquirenti nell'immediatezza del fatto e perciò evidentemente inserita da mano ignota in un momento successivo alla commissione del crimine.
A quanto è dato sapere la scena del crimine è stata attentamente e scrupolosamente vagliata dalle migliori professionalità inquirenti presenti in Italia. Periti balistici di indiscussa professionalità, Ris di Parma - fiore all'occhiello delle investigazioni scientifiche italiane -, Reparti Investigativi dei Carabinieri, noti per la loro scrupolosità ed attenzione nello svolgimento delle indagini hanno in più occasioni effettuato sopralluoghi, interrogato persone, svolto indagini minuziose.
Il corpo del povero Klaudio è inoltre stato oggetto di autopsia da parte di uno dei più esperti e scrupolosi medici legali italiani, che ha evidenziato la compatibilità della causa della morte con un proiettile di piccolo calibro.
A qualche mese dal fatto, e a seguito delle indagini difensive effettuate anche dallo scrivente, c'era la speranza che il delitto stesse per essere risolto, che si fosse vicini a trovare il colpevole, che l'assassino del povero Klaudio avrebbe presto avuto un nome ed un cognome.
Le persone che lo hanno pianto e che continuano a piangerlo continuano ad essere, a tutt'oggi e ad un anno dal delitto, in attesa che sia fatta giustizia e che le migliori forze inquirenti presenti nel nostro Paese possano arrivare alla soluzione del caso individuandone il responsabile.
Ricordiamo oggi la memoria di Klaudio. Nella speranza che presto la sua morte possa avere, oltre al ricordo, anche il conforto della Giustizia.
Giustizia che merita la morte di un giovane uomo, ucciso in un laboratorio di falegnameria, nel centro di un piccolo paese in pieno giorno, all'interno di un locale in cui dopo qualche giorno compare misteriosamente un'arma di piccolo calibro.
Lo dobbiamo a Klaudio, lo dobbiamo a tutti noi.
Cordiali saluti e grazie per l'attenzione
Avv. Alessandro Parola