Lo avevano fermato gli agenti della squadra Volanti della Polizia durante un servizio di prevenzione antidroga effettuato un anno fa, nel primo pomeriggio del 7 dicembre, presso la stazione ferroviaria di Cuneo. Il cittadino della Guinea-Bissau B.D., richiedente asilo, aveva addosso tredici involucri contenenti una sostanza che si era poi rivelato essere marijuana. L’uomo aveva con sé anche 530 euro di cui non aveva saputo giustificare il possesso.
Al termine della perquisizione, i poliziotti della Sezione Antidroga della Squadra Mobile avevano proceduto a un controllo presso il centro Caritas di via Massimo d’Azeglio, dove lo stesso fermato li aveva accompagnati indicandogli la stanza che occupava in quel periodo. Nel suo armadietto erano stati rinvenuti, contenuti in uno zaino, altri sedici involucri di sostanza stupefacente suddivisa in dosi singole, per un peso complessivo di circa 26 grammi. C’erano inoltre tre sacchetti di cellophane con residui di marijuana, presumibilmente utilizzati durante il confezionamento.
B.D., sbarcato a Lampedusa e richiedente asilo politico, lavorava in modo saltuario nella raccolta della frutta presso un’azienda di Verzuolo. Il suo contratto di lavoro risultava scaduto solo pochi giorni prima, il 30 novembre, e durante il processo non è stato possibile appurare se la sua richiesta d’asilo fosse ancora pendente o se la posizione dell’imputato in Italia fosse irregolare al momento della denuncia.
Per questo motivo il pm Gianluigi Datta ha chiesto l’assoluzione per uno dei due capi d’imputazione, relativo alla violazione della legge sull’immigrazione. Per il possesso di stupefacenti è stata formulata invece una richiesta di condanna di 8 mesi con 600 euro di multa tenuto conto dell’incensuratezza.
L’avvocato difensore Monica Anfossi ha chiesto l’assoluzione per entrambe le accuse, dal momento che dalle analisi scientifiche non era stata determinata la quantità di principio attivo presente nella sostanza sequestrata. B.D., inoltre, condivideva la stanza nel dormitorio della Caritas con altre due persone e l’armadietto a sua disposizione era privo di serratura e accessibile a chiunque.
Il giudice Sandro Cavallo tuttavia non ha ritenuto sufficienti gli elementi presentati dalla difesa e ha condannato l’imputato a un anno di carcere e mille euro di multa per il possesso di stupefacenti, con sospensione condizionale, assolvendolo invece dall’altra imputazione.