A pochi giorni dal 25 aprile, ignoti hanno vandalizzato la lapide che a Dronero, in piazza Allemandi, ricorda i caduti delle due guerre mondiali. I fatti si sono verificati nel pomeriggio di ieri, mercoledì 16 aprile, si procederà all’analisi delle immagini catturate dalle telecamere di videosorveglianza per risalire ai responsabili, che hanno imbrattato il monumento con una vernice rossastra.
Accanto alla lapide è stato ritrovato anche un biglietto, riportante feroci critiche alle discusse dichiarazioni di Alberto Cirio durante la presentazione dell’Adunata degli Alpini in programma a Biella a maggio. Il presidente della Regione, nell’occasione, ha detto che il sacrificio degli Alpini durante la campagna di Russia fu “per garantire la nostra libertà”.
“Caro Alberto Cirio, le scrivo perché sono ancora sconcertato da quella che non saprei se definire una gaffe, una spericolata affermazione, uno svarione storico, o altro di peggio ancora”, si legge nell’incipit del biglietto, che poi prosegue: “Non voglio ora risalire a tutte le ciniche e criminali ragioni che convinsero Mussolini a partecipare a quel conflitto, che fu innanzitutto un tentativo di invasione in territorio straniero al fianco dei nazisti. Non dovevamo difenderci dal pericolo bolscevico. Le voglio solo far presente una cosa: lei è stato eletto con maggioranza quasi bulgara principalmente con i voti del suo bacino elettorale nella provincia di Cuneo. Ora, proprio quella provincia, in quel conflitto, ha pagato un prezzo di sangue altissimo, senza precedenti nella storia moderna. La nostra, sua, divisione alpina Cuneense si componeva di 17.460 effettivi certi, forse portati a 20.500 per la campagna di Russia. Nella sola battaglia di Nowo Postojalowka del 20 gennaio 1943 ne perirono 13.000 in un solo giorno. Per trovare un caso peggiore bisogna almeno risalire alle guerre dell'antichità. Di quei ventimila ne tornarono a casa circa 1.300. Tra i dispersi di cui mai si è saputo nulla e che lo Stato italiano non si è mai dato pena di cercare, c'era anche mio zio. Può immaginare la sofferenza dei miei nonni che l'hanno atteso per tutto il resto della loro vita. Ora, almeno per rispetto dei morti della sua provincia, delle loro famiglie, non credo che ci sia da aspettarsi solo una sua rettifica, ma anche le più profonde scuse".