Avrebbe cercato di costringere una ragazza di appena tredici anni a salire sulla sua auto, dopo averla approcciata per strada. Questo, almeno, è ciò che racconta un’adolescente di Dronero che ha denunciato due anni fa i fatti per cui ora si trova a processo un operaio albanese residente in zona.
Era un pomeriggio estivo e l’adolescente stava uscendo di casa per incontrare alcuni amici. Camminando da sola per strada, a un certo punto, avrebbe visto accostarsi a lei un’auto di colore chiaro: “Il guidatore ha abbassato il finestrino e ha iniziato a chiedermi se volessi un passaggio. Ho fatto finta di niente e ho continuato a camminare, ma la cosa si è ripetuta e mi sono spaventata. Allora gli ho risposto ‘no, grazie’”. Anziché convincere l’interlocutore a desistere, l’educato rifiuto della ragazzina lo avrebbe fatto inferocire: “L’auto si è fermata sul ciglio della strada e l’uomo è sceso, venendo verso di me. Era più aggressivo, mi ha afferrata per il braccio e urlando mi ha detto ‘allora, lo vuoi o no sto c… di passaggio?’. Non c’era neanche una macchina nei paraggi”. La tredicenne a quel punto si sarebbe divincolata rinnovando il suo rifiuto e inducendo l’uomo, pur seccato, ad andarsene via: “Prima di tornare indietro mi ha dato una spinta, non molto forte. Io però ero immobilizzata dalla paura e sono caduta”.
Passata la paura, alcuni giorni dopo la ragazzina si era recata in caserma per la denuncia, accompagnata dal padre. A fornire un indizio fondamentale ai carabinieri è stata lei stessa. Proprio il giorno dopo lo spiacevole episodio, infatti, aveva notato in paese la stessa vettura e l’uomo che ne era alla guida. “Il padre della ragazza ci ha fornito due fotografie dove si vedevano la targa e il volto dell’uomo, riconosciuto dalla giovane” ha spiegato il maresciallo Alessandro Mattioli. A carico dell’indiziato era stata quindi disposta una perquisizione che aveva portato al sequestro di un cellulare, di un computer portatile e di una chiavetta usb. Nulla di significativo, ha precisato il carabiniere, sarebbe emerso da questi accertamenti: “L’indagato era una persona a noi sconosciuta” ha chiarito inoltre.
Il prossimo 16 gennaio è attesa la conclusione del processo. Prima della discussione finale dovrebbe sottoporsi all’esame l’imputato.