Si può davvero ‘prevedere’ una valanga? Ruota tutto attorno a questo interrogativo il processo per omicidio colposo a carico di due esperte guide alpine attive nella Riserva Bianca, V.R. e P.C., che la Procura ritiene responsabili in modo indiretto della
morte dello scialpinista francese Eric Potier.
Il 35enne nizzardo, titolare di un negozio di articoli sportivi e abile sciatore, morì il 23 dicembre 2016 in seguito a una slavina staccatasi dal monte Ciamoussè. Potier faceva parte di un gruppo di otto escursionisti che le due guide avevano accompagnato in eliski: lui stesso aveva organizzato l’escursione. Gli sciatori erano partiti da Limonetto e - dopo essere stati lasciati dall’elicottero appena al di sotto della cima Giosolette - stavano percorrendo la dorsale nord est. Potier era sceso per quarto, dopo la guida V.R. che faceva da apripista e due amici, quando una slavina di grandi dimensioni lo aveva raggiunto: nonostante il rapido ritrovamento e il soccorso del 118, i tentativi di rianimazione si erano rivelati inutili.
Il bollettino meteo dell’Arpa quel giorno indicava un rischio valanghivo pare a 3, su una scala che va da 1 a 5: un dato che tuttavia è impossibile interpretare senza conoscere le condizioni locali. Lo hanno ribadito sia i
testi tecnici sentiti dall’accusa che il responsabile dell’Ufficio neve e valanghe della Valle d’Aosta, chiamato a testimoniare nell’udienza odierna dai difensori Vittorio Sommacal e Federico Parini:
“Il bollettino valanghe non autorizza né soprattutto vieta nessuna attività, neanche con un grado di pericolo pari a 4 o 5. È indispensabile verificare lo stato della neve sul posto. Alcune valutazioni però sono molto difficili, perché è quasi impossibile fare supposizioni sullo stato dell’intero manto nevoso con il test del bastoncino”.
“Se fossi stato su quel pendio, avrei sciato senza problemi” hanno affermato sia il pilota dell’elicottero che aveva accompagnato gli escursionisti nel fuoripista, sia i responsabili della sicurezza nei comprensori sciistici Mondolè e Riserva Bianca. Tutte guide alpine esperte e colleghi dei due imputati, con i quali si confrontavano ogni giorno: “Già nei giorni precedenti avevamo lavorato con i distacchi artificiali e fatto osservazioni sui pendii. Tutte le piste erano aperte e in sicurezza, non c’era un’attività valanghiva significativa” ha ricordato il 'guardiano' delle piste di Limone.
“Era stata una valanga di grandi dimensioni, come se ne vedono poche nella nostra realtà” ha aggiunto uno dei maestri di sci del comprensorio, osservando che “nel nostro lavoro, oltre alle conoscenze teoriche ci si basa molto sulle sensazioni: la guida che è scesa per prima ha ritenuto che non ci fosse un pericolo imminente”. Tutti i partecipanti alla gita avevano ricevuto in dotazione una pala, un airbag e un dispositivo Artva, che agevola le ricerche in caso di valanghe entro un raggio di circa 40 metri. Potier, però, aveva la sua attrezzatura e nemmeno - ha aggiunto il teste - lo si sarebbe potuto ritenere uno sprovveduto: “Quel gruppo di escursionisti aveva capacità molto buone, posso affermarlo perché li conoscevo bene”.
Il processo è stato rinviato al 23 aprile per ascoltare i consulenti tecnici delle difese.