CUNEO - Finte partite Iva per ottenere il permesso di soggiorno, a processo un 51enne maghrebino

L’uomo gestiva una sorta di agenzia per il disbrigo delle pratiche a Fossano e indirizzava gli stranieri al contabile Danilo Bruno, già condannato per questa vicenda

a.c. 08/02/2021 19:42

 
Ѐ accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso ideologico il cittadino marocchino S.Z., oggi 51enne, arrestato nel luglio 2016 insieme al consulente del lavoro cuneese Danilo Bruno perché sospettato di aver agevolato con la frode la concessione di permessi di soggiorno a venti immigrati.
 
S.Z., all’epoca residente a Centallo, era secondo l’accusa il “procacciatore” dei clienti che il professionista, presentandosi a loro come commercialista, proponeva di regolarizzare dietro compenso: le tariffe si sarebbero attestate tra i 150 e i 250 euro per Bruno, tra i 30 e i 50 euro per l’intermediario che indirizzava le persone presso lo studio di corso Giolitti a Cuneo. Per ottenere il sospirato documento, Bruno ricorreva all’apertura retrodatata delle partite Iva e di conti economici fittizi in capo alle ditte individuali di cui gli immigrati risultavano titolari, nonché a dichiarazioni fiscali mai trasmesse all’Agenzia delle Entrate e finti crediti sul pagamento dei contributi previdenziali. In questo modo la documentazione poteva essere inoltrata alla Questura per ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro autonomo, a nome di stranieri che perlopiù lavoravano in nero o in maniera saltuaria.
 
Il “sistema” si sarebbe giovato della fattiva collaborazione del maghrebino, che per questo era finito in carcere ed era poi stato sottoposto a misure cautelari. Sentito in tribunale nell’udienza odierna del processo a suo carico, S.Z. ha negato di aver mai percepito un compenso da Bruno per i clienti che gli inviava: “Non ha mai preso nessuna commissione da Bruno, mi bastava quella che chiedevo ai miei clienti per compilare la domanda. Nell’ufficio di corso Giolitti ho solo prestato assistenza ad alcune persone che non capivano abbastanza bene l’italiano”.
 
L’imputato aveva messo in piedi una vera e propria agenzia con sede dapprima a Bra e poi a Fossano, nei pressi della stazione: qui si occupava del disbrigo di pratiche per gli extracomunitari in Italia, indirizzando al presunto commercialista coloro che avevano bisogno di documenti fiscali. Il sostituto procuratore Alberto Braghin ha contestato all’uomo di non aver mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi per il periodo durante il quale avrebbe esercitato la sua attività. Dalle intercettazioni raccolte dalla Squadra Mobile in fase di indagini risulta inoltre che S.Z. avesse discusso con Bruno riguardo ai compensi percepiti dai clienti a lui indirizzati: “ti sei fatto dare i ciuchin?” lo si sente domandare in una delle telefonate. “Volevo solo essere sicuro che le transazioni tra loro fossero andate bene” ha replicato l’imputato, negando anche di aver mai presentato a Bruno stranieri che sapeva essere clandestini.
 
Per questa stessa vicenda il professionista cuneese ha già definito la sua posizione con un patteggiamento, ricevendo una condanna a tre anni di carcere.
 
Il processo a carico di S.Z. è stato aggiornato al 25 marzo prossimo per la discussione.

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