Ai giovanissimi che avvicinava attraverso i social inviava foto di ragazzine della loro età, chiedendogli di stilare “classifiche” sulle più belle. Questo racconta in aula una delle presunte vittime, nel processo che oggi vede imputato per adescamento di minore Rocco Tonetti, bresciano di Palazzolo sull’Oglio. L’uomo si trova in carcere dal maggio scorso, a seguito di una condanna per fatti analoghi avvenuti a Ravenna.
Due i ragazzi che avrebbe “preso di mira” in questa vicenda: all’epoca avevano sedici e quindici anni, erano amici, uno di loro risiedeva in provincia di Cuneo. Il più giovane ha spiegato di aver conosciuto Rocco attraverso Facebook: “Mi ero iscritto indicando più anni di quelli che avevo, altrimenti il social non me lo avrebbe permesso. Ma a Rocco avevo detto quale fosse la mia età reale”. Dopo qualche chiacchiera di circostanza, sulla scuola e le ragazze, si sarebbe passati a conversazioni sempre più intime: “Mi inviava foto di ragazzine di tredici o quattordici anni, chiedendo quali mi piacessero di più. Poi ha cominciato a chiedermi se avessi già avuto rapporti con uomini o con donne. Mi aveva anche proposto di pagarmi in cambio di foto intime o di andare a casa sua con il mio amico, per fotografarci assieme”. Lui, precisa, non aveva acconsentito a nessuna di queste richieste: “Mi diceva che ero un bel ragazzo, complimenti semplici. Chiedeva di incontrarci e di provare assieme nuove esperienze”.
Dopo un po’ di tempo, il quindicenne si era deciso a raccontare tutto a sua madre: “So che è intervenuto per difendere il suo amico, un ragazzo più fragile. Anche io avevo chattato con quell’uomo, fingendo di essere mio figlio. All’inizio diceva di avere sedici anni, poi aveva ammesso di averne quarantatre. È durata forse un giorno, poi l’ho bloccato perché provavo schifo”. E subito dopo era arrivata anche la denuncia alla Polizia Postale, già intervenuta nei confronti di Tonetti con tre diverse perquisizioni, su richiesta di varie procure, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017: “Non sapevamo più cosa portargli via, dato che continuava a procacciarsi immagini pedopornografiche” ha raccontato un ispettore di Brescia. In un’occasione, pochi mesi prima che arrivasse la denuncia da Cuneo, l’uomo aveva scaraventato dalla finestra il pc e gli hard disk per evitare che i poliziotti potessero sequestrarli.
Contro di lui ha già deposto anche l’altro minorenne coinvolto: “Diceva che poteva darmi soldi per la droga o per le escort, o anche che avrebbe potuto farmi conoscere ragazzine della mia età. In cambio voleva foto che mi ritraessero nudo”. Nel suo caso, ha spiegato, c’era più timore di quella persona: “Dalle foto sul sito si vedeva che era un adulto e avevo paura che mi denunciasse o che chiamasse gli assistenti sociali, dato che io ero un ragazzino. Volevo smettere di scrivergli ma era lui a insistere, qualche volta gli scrivevo per primo solo per vedere se dopo mi avrebbe lasciato in pace”. Nessuna videochiamata né incontri di persona, ma molte sgradevoli intromissioni nella sua vita personale: “Gli avevo confidato che mi sentivo con una ragazza di Milano, lui diceva cose oscene come ‘andiamo a scoparcela?’. Io gli chiedevo di smetterla”.
Il 5 febbraio si terrà la prossima udienza del processo, nel corso della quale potrebbe essere ascoltato anche l’imputato.