CUNEO - Frastuono notturno e karaoke, condannati due locali di via Silvio Pellico

L’ex Chicken King’s Latino e il bar Mirela erano stati denunciati da 26 residenti. “No ai danni in sede civile, le sentenze servono da deterrente” dice l’avvocato

Andrea Cascioli 21/05/2024 16:50

Non è bastata la richiesta di assoluzione formulata dalla Procura, per evitare la condanna alle titolari di due locali di via Silvio Pellico e piazzale Libertà, nel quartiere Cuneo Centro. Per l’ex responsabile legale del Chicken King’s Latino, J.C., la pena fissata dal giudice Lorenzo Labate è di un mese di arresto. La proprietaria del bar Mirela, M.S., è stata invece condannata a 150 euro di ammenda per due degli episodi contestati e assolta in relazione ad altri fatti indicati in denuncia.
 
Entrambe le esercenti sono condannate inoltre al risarcimento dei danni patrimoniali in sede civile, ma l’avvocato dei residenti che hanno sporto querela, Claudio Massa, fa sapere che si adopererà perché questa richiesta non ci sia: “Cercherò di convincere i miei assistiti. Queste sentenze servono da deterrente” spiega il legale, il quale in passato ha già patrocinato e vinto - anche in quel caso, senza ulteriori richieste di danni - le cause contro il pub Lucertolo’s e gli Ex Lavatoi. Ad avviare l’azione contro i due locali - il Chicken King’s, più tardi, ha cambiato gestione - erano stati ventisei residenti della strada, più al volte al centro di episodi di cronaca in questi anni.
 
I fatti riguardavano il biennio 2020-2021, dopo la prima riapertura post Covid. Al fast food sudamericano, in particolare, si contestavano la mancata insonorizzazione dei locali e i rumori molesti provocati da una tv ad alto volume e dalle intemperanze di alcuni frequentatori. Col bar Mirela i vicini recriminavano invece per le serate karaoke, che secondo i querelanti avevano portato a ripetuti sforamenti dei decibel consentiti. Per dimostrarlo l’avvocato Massa ha prodotto anche le misurazioni effettuate da un docente di musica, abitante in un palazzo di via Pellico e non costituitosi in giudizio: in una serata erano state rilevate emissioni superiori ai 60 decibel nelle vicinanze del bar, a fronte di soli 38 in un momento di quiete notturna.
 
Contro il Chicken King’s la testimonianza più forte è quella di un settantenne che abita nell’alloggio al di sopra del locale: “È come essere lì dentro insieme a loro, perché non c’è isolamento acustico. Vivo lì sopra dal 2018 e vado a dormire solo quando chiudono, anche alle tre o alle cinque di notte. Una volta è successo poco prima delle sette di mattina, dopo una notte di grida sguaiate”. Problemi che a suo dire sono rimasti irrisolti con il cambio di gestione, perché “gli avventori sono sempre gli stessi e anche i nuovi gestori dicono che non possono insonorizzare”. Tra i querelanti c’è chi dice di aver rivoluzionato la disposizione della casa per poter dormire e chi addirittura è arrivato alla decisione di trasferirsi: “Trent’anni fa - ha detto un teste - quello era un bel quartiere residenziale, con molti negozi, l’ospedale accanto e la stazione: negli ultimi sette anni, un po’ perché molti locali sono chiusi, è molto peggiorato. Poi, purtroppo, è arrivato anche lo spaccio”.
 
Le esercenti, dal canto loro, lamentano di non essere state coinvolte a sufficienza nelle vicende che hanno preceduto la denuncia: “I carabinieri non ci hanno mai detto che qualcuno chiamava per il rumore. Con me nessuno si è mai lamentato di persona, le critiche arrivavano solo nelle assemblee condominiali” ha detto J.C., all’epoca titolare della polleria di via Pellico 7. La padrona del bar Mirela assicura inoltre di aver sempre rispettato gli orari: “Facevo karaoke una o due volte al mese, non tutti i sabati. E a mezzanotte ho sempre spento la musica”.

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