Inizierà domani, giovedì 6 febbraio, presso il Tribunale di Genova, il processo per l’assassinio di Nada Cella, avvenuto il 6 maggio del 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, nel centro di Chiavari. A rispondere del reato di omicidio volontario aggravato sarà Annalucia Cecere, ex insegnante oggi cinquantaseienne, trasferitasi dalla Liguria a Cuneo pochi mesi dopo il delitto.
Per l’accusa la donna avrebbe ucciso per rabbia e gelosia, spinta dal desiderio di “accasarsi” con Soracco e convinta che l’allora ventiquattrenne Nada Cella, segretaria del commercialista, rappresentasse un ostacolo. Le indagini sul caso, a lungo irrisolto, erano state riaperte nel 2021, grazie allo studio delle vecchie carte da parte della criminologa Antonella Pesce Delfino e dell'avvocato Sabrina Franzone.
Sul processo, però, pende la questione posta dall’avvocato Andrea Vernazza, che assiste l’allora datore di lavoro della vittima e che ha presentato una istanza di legittimità costituzionale. Questione che verrà formalmente affrontata e discussa domani, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti. Il pm Gabriella Dotto aveva chiesto il rinvio a giudizio per Cecere per omicidio volontario aggravato, e per Soracco e la sua anziana madre Marisa Bacchioni per favoreggiamento e false dichiarazioni al pm. Il giudice Angela Nutini aveva prosciolto tutti e tre sostenendo che quelli portati dall’accusa fossero meri sospetti e dicerie, con i quali non vi sarebbe stata la “ragionevole previsione di condanna” richiesta dalla nuova legge Cartabia. In appello, il collegio presieduto dal giudice Vincenzo Papillo aveva invece deciso per il rinvio a giudizio. Nel primo caso il gip Nutini aveva ampiamente motivato la sua decisione, mentre il rinvio a giudizio (come previsto dalla legge) non è stato motivato. Proprio questo aspetto, per il legale di Soracco, rappresenterebbe una incostituzionalità. Secondo l'avvocato, infatti, il rinvio a giudizio avrebbe dovuto essere motivato perché annullava una precedente sentenza di proscioglimento.
La parola spetta adesso alla Corte d’Assise: nel caso in cui rinviasse alla Corte Costituzionale, il processo verrebbe sospeso. In caso contrario la seconda udienza potrebbe essere fissata già per il mese di febbraio.