Un singolare caso di vilipendio è finito stamani sotto la lente del tribunale di Cuneo. Imputato un uomo di Demonte, A.B., fermato nell’aprile dello scorso anno a Roccasparvera e denunciato dai carabinieri.
Il periodo era quello del primo lockdown, quando l’Italia intera era in zona rossa. L’imputato, alla guida della sua auto, non avrebbe saputo fornire nell’immediato giustificazioni plausibili per la sua presenza: “Durante tutte le fasi del controllo si è dimostrato aggressivo, arrogante e maleducato nei confronti dei militari operanti e delle istituzioni dello Stato” ha testimoniato il vicebrigadiere Mario Salvo Patanè, in servizio presso la stazione di Vinadio. Senza usare né minacciare violenza, ha precisato il carabiniere, l’uomo avrebbe tuttavia proferito una serie di frasi tanto “sopra le righe” da giustificare la denuncia.
Tra le affermazioni verbalizzate “sono stufo di questo regime di m…”, “poi parlano male del fascismo sti s…. Vede io qua ho la tessera dei fascisti, lo vede? Certo ci vorrebbe un altro duce qua”, “io non riconosco nessuno dal presidente della Repubblica del c… all’ultimo usciere”, “guardi io ho firmato un verbale di uno Stato che non riconosco e mi pesa molto, mi dispiace che siate al servizio di questo Stato di m…, disastrato, una repubblica delle banane”. Voci dal sen fuggite nelle quali può ben capitare di imbattersi in ogni bar e sotto qualunque post di Facebook, ma che la Procura ha ritenuto abbastanza gravi da richiedere - e ottenere - un rinvio a giudizio con imputazioni di resistenza a pubblico ufficiale e vilipendio della Repubblica.
Un reato, quest’ultimo, regolato dall’articolo 290 del codice penale, nel quale rientrano anche le offese al governo, alla Corte costituzionale o all’ordine giudiziario. È punito con la multa da mille a cinquemila euro, allo stesso modo, “chi pubblicamente vilipende le Forze Armate dello Stato o quelle della liberazione”.
Durante il processo tuttavia è emerso che il guidatore riottoso aveva acconsentito a fornire i suoi documenti, sia pure dopo lunghe discussioni. Tanto è bastato al pubblico ministero per chiedere l’assoluzione dal reato di resistenza. Idem per il vilipendio, anche “tenuto conto del contesto storico” e cioè dell’esasperazione con cui molti cittadini avevano vissuto l’imposizione dela normativa anti-Covid. L’avvocato difensore si è associato alle richieste rilevando inoltre la mancanza delle condizioni di procedibilità per il secondo capo: per i reati di vilipendio, infatti, occorre previa richiesta di autorizzazione a procedere dal ministero della Giustizia.
Il giudice ha in effetti prosciolto l’imputato per questo vizio giuridico. Assoluzione piena anche per l’ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale.