CUNEO - ‘Il mio vicino ha inventato un’aggressione per denunciarmi’

Un pizzaiolo marocchino di Madonna dell’Olmo accusa il muratore albanese di avergli lanciato una mazza e gridato ‘africano, vattene al tuo paese’. Lui nega tutto

a.c. 19/02/2020 19:10

 
Nessun tentativo di aggressione e nessuna lite violenta. Solo un rapido scambio di invettive seguito dalla minaccia dell’altro uomo: “Adesso ti rovino”. Tanto sarebbe bastato, secondo la versione dell’imputato, per far finire a processo con l’accusa di minaccia e tentate lesioni personali aggravate M.B., cittadino albanese, titolare di un’impresa edile a Madonna dell’Olmo. Ad accusarlo è un uomo di nazionalità marocchina, residente a Cervasca e proprietario di una pizzeria nello stesso condominio in cui abita la famiglia albanese.
 
“Dal 2015 è cominciato un autentico calvario per noi. Vuole stufarci e costringerci ad andare via di casa” lamenta M.B., contestando dall’inizio alla fine la ricostruzione del querelante. Nella scorsa udienza il maghrebino aveva raccontato l’episodio del 26 giugno 2018, cominciato con una banale discussione sul parcheggio: “Quando ho visto il suo camion parcheggiato davanti al mio garage ho scattato alcune fotografie dal balcone della pizzeria. Lui mi ha insultato e gli ho risposto a tono”. Mentre l’uomo stava per rientrare nella cucina del locale, però, M.B. avrebbe afferrato una pesante mazza da muratore scagliandola verso il balcone e urlando improperi all’indirizzo dell’altro: “Mi diceva ‘africano di m., vattene al tuo paese’”. La mazza sarebbe rimbalzata contro la ringhiera del balcone per poi ricadere in cortile: “Ero a poco più di due metri d’altezza. Se non fosse stato per la ringhiera avrebbe colpito me o il vetro della cucina”.
 
Niente affatto, ribatte l’accusato, assistito dall’avvocato Davide Calvi: “Non c’è stato nessun litigio, non abbiamo neanche urlato. Il pizzaiolo è uscito col telefono in mano e con l’altra mano si toccava i genitali in segno di provocazione, come aveva già fatto altre volte”. Infastidito da questo sgarbo, il muratore lo avrebbe apostrofato domandandogli “a chi fai così?” e avrebbe lanciato con rabbia la mazza nel cassone del suo camion: “Non l’ho scagliata contro di lui. Tra il cortile e il busto di chi si affaccia dal suo balcone ci sono oltre quattro metri, non sarebbe stato possibile”.
 
A parte i diretti interessati, l’unica persona che afferma di aver visto l’intera scena - e conferma la versione di M.B. - è la moglie dell’imputato: la loro abitazione è collocata al piano superiore, ma ha una visuale diretta sul più ampio balcone della pizzeria sottostante. Sarebbe proprio quell’affaccio la causa di tutti i dissidi tra i due: “Per tre anni siamo stati in ottimi rapporti, sono stato proprio io a ristrutturare quel balcone” ha ricordato il muratore. Poi la famiglia ha cominciato a lamentarsi per i cattivi odori provenienti dalla cucina della pizzeria: “Sotto al nostro balcone c’era una finestra abusiva. Spesso salivano i fumi del barbecue, era impossibile stendere i panni e gli odori erano insopportabili”.
 
M.B. ha ricevuto in passato altre denunce - poi archiviate - dal pizzaiolo, costituitosi come parte civile anche nell’attuale processo con l’avvocato Marta Merlo. L’udienza finale del procedimento è fissata al 22 aprile.

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