CUNEO - "Il tessuto socio-economico del Piemonte da tempo nella mira delle mafie, in particolare la 'ndrangheta"

La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia traccia la presenza sul nostro territorio della criminalità organizzata

a.d. 15/07/2024 09:02

La capacità di adattamento delle organizzazioni criminali ai mutamenti degli scenari economici e l’attitudine a sfruttare le opportunità che questi offrono continua a destare la costante attenzione da parte delle autorità prefettizie, della magistratura e delle forze dell’ordine anche e soprattutto in relazione alle immissioni di finanziamenti pubblici dei prossimi anni . Ciò, in particolare, con riferimento a Regioni quali il Piemonte, il cui tessuto socio-economico è da tempo rientrato tra le mire criminali delle mafie tradizionali ed in particolare della ‘ndrangheta che qui si è affermata grazie alla sua spiccata vocazione imprenditoriale ed all’abilità di agire in maniera silente”. È l’introduzione del capitolo relativo al Piemonte della più recente relazione semestrale della Dia, Direzione Investigativa Antimafia. Il corposo documento di oltre 300 pagine, pubblicato pochi giorni fa, si riferisce all’attività svolta nel primo semestre del 2023. Il dato che emerge è chiaro: la criminalità organizzata, talvolta ritenuta problema esclusivo del sud Italia nell’immaginario collettivo, è ormai una presenza consolidata anche nel nostro territorio. In particolare, come visto in apertura, con riferimento alla ‘ndrangheta.
 
Tale presenza - scrive la Dia - è sancita anche da numerose sentenze, molte delle quali già passate in giudicato, che confermano come i sodalizi calabresi si siano insinuati tessendo talvolta rapporti mutualistici con taluni esponenti della sfera economico-produttiva e con sodalizi di altre matrici criminali mafiosi. Le attività investigative eseguite negli ultimi anni documentano, infatti, come la ‘ndrangheta si sia radicata in quest’area prevalentemente nel settore del narcotraffico, delle estorsioni, dell’usura, nel reimpiego di capitali illeciti in diversificate attività produttive e commerciali, condizionando gli equilibri economici e, talvolta, politici locali”. 
 
Per quanto riguarda le altre organizzazioni criminali, le più recenti evidenze investigative e di analisi consentono di rilevare invece come la mafia siciliana continui a coltivare interessi nella Regione per lo più connessi ai settori dei trasporti ed a quello della ristorazione con finalità di riciclaggio. “Seppur non vi siano segnali di radicamento di consorterie camorristiche in Piemonte, - prosegue la relazione - si è talvolta avuta contezza della presenza di soggetti ad esse contigui e in rapporti affaristici con esponenti dei locali gruppi ‘ndranghetistici”. 
 
Per quel che riguarda la criminalità straniera, continua a segnalarsi la coesistenza di una pluralità di gruppi etnici balcanici, africani e romeni, dediti per lo più al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e alla commissione di reati predatori: "Nello specifico, le organizzazioni criminali albanesi confermano di aver ormai assunto un ruolo di primo piano in relazione al traffico internazionale di cocaina, spesso in interazione con esponenti di sodalizi ‘ndranghetisti, mentre la criminalità maghrebina risulta, nell’area, per lo più dedita allo spaccio di hashish ed ecstasy. Le associazioni di matrice nigeriana ripropongono da tempo, anche in Piemonte, gli schemi delinquenziali tipici dei ‘secret cult’, così come confermato da recenti evidenze investigative e giudiziarie. La criminalità romena, invece, pare dedita quasi esclusivamente alla commissione di reati predatori, comunque in grado di generare un diffuso allarme sociale. Ciò vale anche con riferimento a gruppi criminali di origine sinti insediatisi in Piemonte in relazione ai quali, talvolta, sono emerse sinergie con esponenti di sodalizi ‘ndranghetisti specie per l’approvvigionamento e la custodia di armi. Da ultimo, si segnala la presenza di bande di minorenni, per lo più di origine nordafricana, che si sono resi spesso responsabili di rapine e aggressioni”.
 
La relazione riserva anche un paragrafo dedicato ad un approfondimento sulla Granda: “Nella provincia di Cuneo risulta attivo il locale del Basso Piemonte, con influenze anche sulle province di Alessandria e Asti. In relazione alla criminalità straniera, risultano presenti gruppi albanesi, romeni ed africani che si spartirebbero il traffico di stupefacenti e il mercato della prostituzione. Anche qui, inoltre, risultano presenti gruppi criminali di etnia sinti con interessi prevalentemente nel settore dei reati predatori. Il territorio cuneese, al confine con la Francia, è spesso scenario del fenomeno dell’immigrazione clandestina. Negli ultimi anni, il transito di clandestini diretti in territorio francese parrebbe aver assunto forma endemica lungo la valle Stura oltre che attraverso la torinese valle di Susa. Il viaggio intrapreso da cittadini per lo più di nazionalità pakistana o indiana verso la Francia è risultato, nel tempo, organizzato e gestito da persone che si sono avvalse, di volta in volta, di autisti (passeur) ingaggiati con il compito di trasportare, spesso in condizioni precarie, i migranti all’interno di monovolumi o di autocarri”.
 
QUI è possibile consultare la relazione completa.

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