Sfilano uno dopo l’altro i residenti di via Silvio Pellico, ognuno col proprio “fardello” di cui liberarsi. Solo che questa volta davanti a loro non c’è il comitato di quartiere Cuneo Centro e nemmeno gli amministratori comunali, l’uno e gli altri più volte coinvolti nella faccenda, bensì un giudice del tribunale.
È infatti cominciata l’istruttoria nel processo per disturbo della quiete pubblica a carico delle titolari del Chicken King Latino’s, al civico 7 della strada, e del bar tavola calda “da Mirela” affacciato su piazzale Libertà. Il primo, soprattutto, è da anni al centro delle polemiche: nel biennio 2020-2021, quello interessato dalla querela, si contano almeno quattro o cinque interventi della Questura e dei vigili urbani. Lo ha spiegato il sostituto commissario Monica Milano, riferendo in merito agli accertamenti svolti: “I locali avevano dehors non autorizzati: in entrambi i casi erano stati negati i permessi dagli uffici per irregolarità”.
La testimonianza più forte, per l’accusa, è quella dell’occupante dell’alloggio posto proprio al di sopra della polleria sudamericana: “È come essere lì dentro insieme a loro, perché non c’è isolamento acustico. Vivo lì sopra dal 2018 e vado a dormire solo quando chiudono, anche alle tre o alle cinque di notte. Una volta è successo poco prima delle sette di mattina, dopo una notte di grida sguaiate”. L’uomo, un settantenne, dice di aver provato più volte a instaurare un dialogo con i gestori, senza successo: “Nemmeno il proprietario, un signore di Boves, si è mai presentato alle riunioni di condominio. Dice che isolare il locale costerebbe troppo”. Ora l’ex Chicken King ha cambiato nome e gestione e le cose, ammette, vanno un po’ meglio, sebbene i problemi siano rimasti irrisolti: “Gli avventori sono sempre gli stessi e anche i nuovi gestori dicono che non possono insonorizzare”.
“Ci siamo lamentati con il gestore del locale e con i proprietari del Chicken King e del bar Mirela, anche con il presidente del comitato di quartiere, che ha cercato di adoperarsi. Ma non hanno mai smesso” racconta una signora che abita sullo stesso lato della strada, quello opposto alla stazione ferroviaria. In entrambi i locali, dice, si facevano serate musicali “con avventori sia all’interno che all’esterno, fino alle tre di notte. Il sabato e la domenica questo vociare cominciava già dal pomeriggio”. Inutili i pur ripetuti interventi delle forze dell’ordine: “Appena andavano via, ricominciavano la musica e il frastuono. Oltre a questo, se ci vedevano sui balconi ci insultavano perché avevamo chiamato il 112”. La signora è tra coloro che lamentano anche altri disagi, se possibile più spiacevoli: “Mia madre ottantaseienne non usciva più perché aveva paura: c’era gente che giocava a calcio o litigava, lei temeva di subire uno spintone. Abbiamo passato l’estate in casa. Ora so che hanno cambiato gestione, fanno ancora musica ma solo all’interno”.
Un 62enne riferisce di episodi violenti a cui ha assistito di persona: “In alcune occasioni ci sono stati litigi. Una volta ho visto due donne picchiarsi davanti ai bambini che piangevano, è stata una scena raccapricciante. Ma anche dopo che il Chicken King è stato chiuso la zona non è ben frequentata”. La questione, come riferisce un altro testimone, è che la clientela a tratti “turbolenta” di alcuni locali non è l’unica fonte di disagio: “Sulla via c’è chiasso anche perché un market vende alcolici e molti extracomunitari senza fissa dimora vengono richiamati da corso Giolitti. Un conto però è il rumore che arriva dai locali, un altro quello degli ubriachi occasionali”. In compenso, altri esercizi commerciali sono riusciti a trovare una perfetta convivenza: è il caso del Best Istanbul Kebab, menzionato da diverse persone per il comportamento esemplare di gestori e clienti. Il prossimo 19 settembre verranno ascoltati altri testimoni, tra cui il presidente del comitato di quartiere Francesco Carbonero.