L’incubo di una violenza spaventosa alla luce del sole, in un luogo dove decine di giovani si ritrovano ogni giorno per vivere l’estate insieme ad amici e compagni di scuola. Per due ragazzine appena quindicenni, studentesse di prima superiore, questa spensieratezza non esiste più.
Sono le presunte vittime di uno stupro di gruppo consumato nei bagni di una piscina del Cuneese. A raccontare quanto avvenuto circa un mese fa è la madre di una delle due, che ha affidato la sua confessione alla giornalista de
La Stampa Barbara Morra (
qui l’articolo originale). Quello stesso giorno, durante la cena, la donna aveva notato che qualcosa in sua figlia non andava: una volta sole, l’adolescente si è confidata, spiegando di non aver parlato subito per paura che
“scoppiasse un casino”.
Al momento di riprendere il bus lei e l’amica si erano attardate per un ultimo bagno, dopo aver salutato la loro compagnia. Un gruppo di giovani ragazzi le avvicina, facendo qualche battuta, poi avances sempre più insistenti. A una strappano il cellulare di mano, all’altra gli occhiali da vista. Per recuperarli, l’amica si convince ad andare fino alle sdraio dei maschi, chiedendo loro di smettere di scherzare. All’altezza delle toilette viene spinta dentro la porta e bloccata dalla barriera che il “branco” ha innalzato per impedirle di uscire. Anche l’altra viene attirata con una scusa: “La tua amica non esce più, andiamo a vedere cosa è successo”. Vengono stuprate entrambe, in bagni separati. Poi una riesce ad uscire e - inventando l’imminente arrivo di un genitore - convince gli aguzzini a lasciare andare l’amica.
Dopo la denuncia ai carabinieri sono stati svolti gli accertamenti del caso in ospedale. Gli inquirenti lavorano nel più stretto riserbo, per arrivare all’identificazione del gruppo di giovani “tutti tatuati”, allontanatisi dall’impianto dopo quello che era successo, come se nulla fosse.