CUNEO - La Cassazione ha accolto il ricorso del Movimento Consumatori contro otto banche cuneesi

Per la Suprema Corte violato il divieto di anatocismo. Si stimano interessi totali fino a due milioni di euro

Redazione 01/08/2024 08:45

La Suprema Corte, con sentenza del 30 luglio, ha accolto il ricorso di Movimento Consumatori contro otto banche cuneesi e ha riformato la sentenza della Corte d’Appello di Torino del 26 marzo 2019, affermando che è illegittima e contraria agli interessi collettivi dei consumatori l’applicazione di interessi anatocistici dal 1° gennaio 2014 (data di entrata in vigore del divieto introdotto dalla legge di Stabilità per il 2014).
 
Si legge nella nota del Movimento Consumatori: "Banco di Credito Azzoaglio, Cassa di Risparmio di Fossano, Cassa di Risparmio di Savigliano, BCC di Bene Vagienna, BCC Caraglio, del Cuneese e della Riviera dei Fiori, BCC di Casalgrasso e Sant’Albano Stura, BCC di Pianfei e Rocca de Baldi, Cassa Rurale e Artigiana di Boves, come all’epoca l’intero sistema bancario, nonostante il divieto 'in radice' di anatocismo, avevano continuato a 'capitalizzare' gli interessi passivi ai danni dei correntisti. Si stima che questi interessi, applicati solo al 2014 a danno dei correntisti, ammontino a 2 milioni di euro. L’illecito ha riguardato il periodo compreso tra il 2014 e il 2016".
 
La Cassazione - afferma Paolo Fiorio, coordinatore del Servizio legale nazionale di Movimento Consumatori - ha messo un punto fermo sulla vicenda e ha riconosciuto l’applicabilità del divieto di anatocismo, nonostante la mancata adozione delle disposizioni di attuazione. L’intero sistema bancario per oltre due anni ha continuato a capitalizzare interessi in maniera illegittima e ha portato la nostra associazione a lanciare la campagna Stop Anatocismo con la quale MC ha ottenuto numerosi provvedimenti inibitori nei confronti di decine tra i principali istituti bancari”.
 
Purtroppo - aggiunge Alessandro Mostaccio, segretario generale MC - siamo rimasti soli. Le autorità competenti, inspiegabilmente per oltre due anni, non hanno dato attuazione al divieto di anatocismo e non sono intervenute per fermare e sanzionare una pratica grave e diffusa in tutto il settore bancario. Un intervento tempestivo avrebbe consentito di interrompere prima e in maniera generalizzata questo illecito”.
 

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