VINADIO - La guerra dell’acqua ricomincia un anno dopo: nel 2025 la sentenza per Alberto Bertone

Il patron di Acqua Sant’Anna a processo insieme al manager Luca Cheri. L’accusa dei concorrenti di Acqua Eva: “Creò una finta inchiesta per diffamarci”

Andrea Cascioli 10/12/2024 18:10

Altro giudice, stesso processo. C’è voluto quasi un anno intero per riprendere le udienze nel procedimento per diffamazione che vede imputato Alberto Bertone, amministratore delegato del gruppo Sant’Anna. Ad accusare lui e il suo direttore commerciale Luca Cheri sono i concorrenti di Acqua Eva.
 
Dietro c’è una spy story in piena regola, con sospetti reciproci e rivalità tra il “Davide” di Paesana, l’azienda controllata dalla Fonti Alta Valle Po dei cugini Rivoira, e il “Golia” di Vinadio. Due marchi che da oltre un decennio si contendono quote di vendita e scaffali di supermercato senza esclusione di colpi. Quello sferrato da Sant’Anna nel giugno 2018, secondo la Procura di Cuneo, era diretto sotto la cintola. Si tratta di un sito Internet creato ad arte da un 22enne studente di economia, Davide Moscato, all’epoca dipendente di Bertone. Una sedicente testata giornalistica di settore, chiamata mercatoalimentare.net, che insieme a vari contenuti “leggeri” aveva pubblicato un’inchiesta dal titolo “Acqua Eva è un brand di proprietà di Lidl?”. Nel pezzo, non firmato, si sosteneva la tesi che il gigante della gdo fosse entrato in Acqua Eva come socio occulto, causando sconcerto fra le altre catene.
 
Questa “bomba” avrebbe compromesso in particolare i rapporti con le coop e sarebbe costata, secondo il direttore commerciale di Fonti Alta Valle Po, “il 50% dei volumi che avevamo con Coop e che ai tempi valevano il 7% delle bottiglie vendute, cioè circa 10 milioni di bottiglie”. All’affaire Mercato Alimentare i Rivoira riconducono anche il fallimento della trattativa con Red Circle, società del gruppo di Renzo Rosso, per l’ingresso nella compagine sociale di Acqua Eva. Tutte premesse che gli imputati contestano, pur ammettendo di aver commissionato a Moscato il famigerato sito: “Io e Bertone volevamo toglierci un sassolino dalla scarpa” ha riconosciuto in aula il direttore commerciale Cheri, negando tuttavia di aver “dettato” al telefono l’articolo incriminato, come afferma invece Moscato.
 
“Non ho partecipato alla redazione dell’articolo e non ho nemmeno aperto la bozza che mi inviò Moscato via mail” afferma Bertone, riconducendo l’intera vicenda a un innocuo gossip di cui “radio gazzosa” - ovvero le voci di corridoio degli imbottigliatori di acque - era a conoscenza da tempo: “Bastava girare nei supermercati: non trovavi Eva da nessuna parte, la trovavi solo in Lidl e anche con una presenza massiccia”. Ad avvalorare la tesi, secondo la difesa, è il rapporto privilegiato tra Acqua Eva e l’imprenditore altoatesino Norbert Gasser, presente con una quota nell’azienda. La Fruit Service di Gasser è stata per anni l’unico tramite attraverso cui le aziende italiane potevano avvicinarsi a Lidl, dicono i testi convocati dalla Sant’Anna: “La rappresentanza italiana della Lidl era presso la società del signor Gasser a Bolzano. Da quanto so, tutti i fornitori italiani si rapportavano a lui” ha confermato nell’udienza odierna Mattia Malgara, erede della dinastia industriale che controllava tra gli altri i marchi Olio Cuore e Gatorade.
 
Quanto al mancato accordo con Red Circle, per Bertone fu tutta questione di soldi: l’offerta del patron di Diesel non si avvicinava nemmeno a quanto avrebbero richiesto i Rivoira. Ma questi ultimi ritengono che tra gli obiettivi della manovra avviata da Sant’Anna ci fosse anche la svalutazione del marchio Acqua Eva, che avrebbe dovuto preludere a una vendita al gruppo di Vinadio: “Alberto Bertone mi ha contattato in maniera informale a fine 2020 - ricorda Gualtiero Rivoira - per manifestare interesse all’acquisto. Un mese dopo è arrivata la proposta ufficiale, notificata a tutti i soci. Dal punto di vista economico non era un’offerta congrua e ormai avevo saputo della campagna messa in piedi contro di noi”.
 
Al 2020 risale anche la denuncia contro ignoti che ha portato al successivo rinvio a giudizio di Bertone e Cheri. Il calcolo della prescrizione però parte dalla commissione del fatto e scadrà tra un anno esatto, dicembre 2025. Il tempo per arrivare a sentenza, almeno in primo grado, dovrebbe esserci. Il giudice Elisabetta Meinardi ha fissato la prossima udienza al 13 giugno, data in cui scioglierà la riserva anche sulla richiesta di presentazione di ulteriori testi formulata dalla difesa. Se non dovessero essere ascoltati, si procederà alla discussione.

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