Una lunga contesa tra due ragazze di Busca che si sarebbe combattuta, stando alla denuncia della più giovane, senza risparmiare colpi bassi sia nella realtà che nel mondo virtuale.
A.C., classe 1993, si trova ora a rispondere di sostituzione di persona, percosse e minaccia nei confronti di una compaesana - all’epoca 19enne - che l’aveva denunciata nell’ottobre di due anni fa. La prima e più grave delle tre imputazioni ha a che fare con la creazione di un profilo Instagram a nome della rivale in amore. Lei ne era venuta a conoscenza per caso, quando vari amici le avevano chiesto spiegazioni a riguardo: “Su quel profilo c’erano foto che non avevo nemmeno pubblicato. Una era stata presa dal mio profilo sulla app di messaggistica Telegram, altre erano vecchie immagini che avevo inserito tra le mie stories (ndr: si tratta di pubblicazioni visibili per sole 24 ore su Instagram, ma che è possibile raccogliere in archivio)”. Il misterioso “falsario” aveva aggiunto amici e parenti della ragazza, millantando di essere davvero la persona a cui erano riconducibili nome e foto sul profilo.
Nella denuncia alla Polizia Postale di Cuneo, la vittima dello “scambio di identità” aveva formulato espliciti sospetti su chi potesse aver ordito l’inganno: “Avevo avuto una relazione con il suo fidanzato, senza sapere che all’epoca stesse ancora con lei. È stata per entrambe una storia molto travagliata e tutte e due abbiamo subito violenze da quest’uomo” ha spiegato la persona offesa. Alla rivalità sentimentale è ricollegabile la violenza che la giovane afferma di aver subito: “Era successo ad agosto, io e lui tornavamo dal mare. A.C. ha chiesto con insistenza di incontrarci a Busca, sotto casa sua. Loro due hanno iniziato a parlarsi, poi a un tratto lei si è allungata verso di me e mi ha tirato uno schiaffo: ci siamo accapigliate”. Sempre tramite Instagram, invece, sarebbero arrivate le minacce: frasi come “ti cavo fuori gli occhi” o “ti spacco la testa un’altra volta”, condite dall’ammonimento “lui è mio”.
Un testimone del violento alterco tra le due, conoscente della persona offesa, ha affermato di averle viste accapigliarsi ma di non poter dire con certezza quale delle due avesse picchiato l’altra per prima. Circa la riconducibilità del profilo Instagram all’imputata, invece, ha deposto l’ispettore Gianluca Torti della Polizia Postale: “L’indirizzo IP dal quale è stato creato - ha spiegato - rimandava all’utenza telefonica fissa intestata alla madre di A.C., con la quale lei conviveva all’epoca”.
Il prossimo 20 settembre il giudice ascolterà la versione dell’imputata, prima della discussione finale.