Una truffa ben organizzata e dai contorni poco chiari quella di cui è stata vittima una giovane militare, residente a Centallo. La donna è stata indotta a credere di aver stipulato una polizza Rc auto con l’assicurazione Zurich, quando in realtà aveva versato 300 euro a ignari malfattori.
Tutto incomincia, nel luglio di due anni fa, da una ricerca effettuata su un probabile clone del portale Facile.it. La polizza della persona offesa era in scadenza e lei poteva optare per un nuovo contratto con un’altra assicurazione. Una manciata di minuti dopo aver effettuato le ricerche, a contattarla per telefono era stata una donna: “Diceva di essere a conoscenza del fatto che avessi chiesto dei preventivi online e di poter fornire ulteriori informazioni” ha raccontato al giudice l’autrice della denuncia.
Su come la persona o le persone che hanno organizzato il “pacco” possano aver ottenuto l’accesso alle utenze internet e ai numeri di telefono di chi aveva visitato il portale è mistero fitto. Sta di fatto che i due preventivi presentati dalla sedicente assicuratrice sembravano credibili. Tra i due, l’acquirente aveva scelto quello della compagnia Zurich, più conveniente. Senza sospettare nulla, aveva versato i 300 euro richiesti sul conto bancario indicato: in teoria le sarebbe dovuta arrivare tutta la documentazione l’indomani, in pratica, ovviamente, chi aveva ordito la truffa si era messo i soldi in tasca ed era sparito. Da una ricerca sulla persona che aveva telefonato emergeva il nome di una (vera) broker attiva in provincia di Roma, ma ignara di tutto: la professionista infatti non sapeva nemmeno che qualcuno stesse sfruttando per loschi fini il suo codice Ivass, assegnato a tutti gli operatori nel settore assicurativo. Anche la Zurich era estranea all’intera operazione: il numero di preventivo assegnato risultava inesistente e comunque dissimile da quelli forniti dalla nota compagnia.
“Nell’immagine di Whatsapp della signora c’era una macchinina rossa con la scritta Facile.it” ha ricordato la truffata, aggiungendo che il particolare aveva rafforzato la credibilità dell’interlocutrice. Dalle successive indagini si è risalito a una donna residente nel Napoletano, Giulia Brusciano, come intestataria del conto online utilizzato per la truffa: l’utenza telefonica, invece, rimandava a un cittadino bengalese. La Brusciano è anche una delle persone - ma non l’unica - che risultano aver avuto accesso al conto e il cui telefono agganciava celle compatibili con quelle da cui partivano le telefonate verso Centallo. Per questo si trova ora a rispondere del reato di truffa.
Il giudice ha fissato al 3 novembre l’udienza successiva del processo, nella quale dovrebbe arrivare anche la sentenza.