“Il 666? Un numero della cabala. Cosa vuol dire la sigla Acab? Può significare All cops are beautiful. Oppure bastards”: ha assunto toni a tratti surreali l’udienza al tribunale di Cuneo nel processo che vede imputato il 27enne D.M., residente in città, per i reati di imbrattamento e resistenza a pubblico ufficiale.
I fatti si riferiscono a un caso ampiamente trattato dalla cronaca due anni fa, quando il 12 novembre 2017 - la stessa domenica mattina in cui si sarebbe corsa la Straconi - gli abitanti del centro storico trovarono edifici, portoni, auto, bidoni e vetrine di negozi imbrattati da scritte a spray giallo, tra cui ricorrevano la A cerchiata simbolo dell’anarchia, la stella di Davide e la cifra ‘satanica’ 666.
I vandali avevano scorrazzato nella notte in un’area compresa tra l’inizio di viale Angeli, via Bonelli, via Alba, via fratelli Ramorino e altre ancora, deturpando tra l’altro la sede del tribunale civile (ex scuola Lattes) e della ex chiesa di Santa Chiara in via Savigliano, sul cui portone venne tracciato il celebre 666 che nell’Antico Testamento - e nella simbologia satanista - rappresenta il ‘numero della Bestia’.
Le telecamere avevano consentito di individuare pochi giorni dopo i due presunti responsabili degli atti vandalici, ovvero i due giovani cuneesi D.M. e J.S.: quest’ultimo, che ha ammesso le proprie responsabilità e patteggiato, ha testimoniato oggi nel processo in cui l’amico è imputato sia per imbrattamento che per aver insultato e minacciato un agente di Polizia durante la fotosegnalazione in Questura.
J.S. ha affermato di aver fatto tutte le scritte da solo, senza nessuna collaborazione da parte dell’amico. Secondo la sua ricostruzione, i due avrebbero trascorso la serata per locali, prima all’irish pub Dalwhinnie di piazza Boves e poi nella Birrovia della ex stazione Gesso. Verso le quattro del mattino si sarebbero salutati nello spiazzo dell’ex mercato delle Uve e solo a quel punto il giovane avrebbe dato libero sfogo alla sua ‘creatività’ su palazzi, macchine parcheggiate e arredi urbani del centro storico.
Una bravata commessa sotto l’influsso dei fumi dell’alcol, assicura il ragazzo, e senza nessun intento politico o ‘proselitistico’: “Siamo amici dal tempo delle scuole superiori e non facciamo parte di nessuna associazione” ha affermato J.S., confermando che D.M, pur senza prendere parte alle azioni, fosse a conoscenza del fatto che lui aveva una bomboletta nello zaino.
Il Comune di Cuneo si è costituito parte civile nel processo. Nell’udienza del prossimo 4 ottobre dovrebbe essere ascoltato l’ultimo teste della difesa.