Avevano preso in gestione assieme uno dei locali più conosciuti dai frequentatori abituali delle piste della Riserva Bianca. Ma già al termine del primo fine settimana di apertura una
lite furibonda tra i soci, una coppia di genovesi e un loro concittadino 59enne, aveva posto fine nella maniera peggiore a quell’accordo.
A.S., ex vigile urbano, si è trovato a rispondere di un lungo elenco di accuse: lesioni personali gravi, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, stalking, violenza privata, violazione di domicilio, furto aggravato e appropriazione indebita. L’episodio più grave è quello avvenuto il 1 dicembre 2013, quando secondo i querelanti A.S. avrebbe iniziato la rissa rompendo il naso all’altro uomo e devastando gli arredi e il registratore di cassa, anche con l’utilizzo di una spranga recuperata all’esterno.
Il motivo del contendere riguardava l’incasso del locale, ma l’imputato ha ammesso l’esistenza di precedenti dissapori e incomprensioni dovuti, a suo dire, al rifiuto degli amici di ripartire alla pari le quote societarie: “Dopo cinque mesi di lavori e spese, con la licenza chiesta a mio nome, l’avevo ritenuta una scorrettezza”. All’ex gestore si contestava anche di aver portato via tutto l’incasso del weekend, circa 1200 euro, e di aver trattenuto una motoslitta che era stata presa in comproprietà e un’automobile intestata alla sua socia, della cui vendita si sarebbe dovuto fare garante. Ulteriori addebiti riguardavano il fatto che l’uomo avesse continuato ad esercitare un’attività di ristorazione all’esterno della baita per altri due fine settimana, e una serie di atti persecutori che avevano coinvolto anche il figlio minore della coppia.
Per lui il pubblico ministero Anna Maria Clemente aveva chiesto la condanna a tre anni di carcere per tutte le imputazioni: “Le denunce hanno trovato riscontri nei referti medici e in quanto dichiarato dai dipendenti della baita, oltre che nella deposizione della stessa compagna dell’imputato” ha spiegato. Lo stesso esame dell’imputato, ha proseguito il pm, “conferma le litigate e l’utilizzo della spranga per forzare la porta dopo che era stato chiuso fuori, nonché la zuffa, anche se non chiarisce come si sia rotto il naso la parte offesa”. Alle stesse conclusioni si è associato il patrono di parte civile, parlando di una serie di dispetti nei giorni successivi alla lite e ricordando che “se l’imputato era così convinto di poter vantare dei diritti sulla partecipazione al locale avrebbe potuto ben rivolgersi all’autorità giudiziaria, ma non l’ha fatto”.
“Tutto si basa sulle dichiarazioni dei due denuncianti e su una vicenda ingigantita dalla vis querelandi delle persone offese in vista dell’azione civilistica” ha replicato il difensore dell’ex vigile. Quanto al danneggiamento, “è riconosciuto che A.S. sia rientrato nella baita sfondando i vetri con una spranga, ma solo perché era stato chiuso fuori al freddo dai suoi soci”. Insussistenti, a giudizio della difesa, sarebbero anche le accuse relative al presunto furto della motoslitta (“era un bene societario che aveva pagato lui e che ha restituito al venditore”) e dell’auto della sua ex socia (“si era offerto di farsi da tramite con un amico per la vendita: dopo la lite non se n’è appropriato, ma soltanto disinteressato”).
Per le accuse di lesioni, stalking ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni il giudice Massimo Scarabello ha riconosciuto colpevole l’imputato, condannandolo a un anno e sei mesi di reclusione e a liquidare i danni alle parti civili. Per tutti gli altri reati A.S. è stato invece assolto.