Ripicche personali dopo l’abbandono della giunta di Acceglio. Non ci sarebbe nient’altro che questo, secondo la Procura, dietro allo scontro tra l’ex amministrazione comunale di Enrico Colombo e il rifugio di Viviere, gestito da Fabrizio Fea, che della stessa amministrazione aveva fatto parte come vicesindaco.
Dalle proteste per il mancato sgombero della neve si è arrivati alle denunce, così ora l’ex primo cittadino, attuale consigliere comunale, si trova a rispondere di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Fea, in passato suo sostenitore in giunta, sostiene che Colombo avesse deciso di interrompere la pulizia della strada che porta al rifugio per vendicarsi delle sue dimissioni, interpretate come uno “sgarbo” politico. La questione dello sgombero neve, in particolare, è un problema serio per un’attività a 1720 metri di altitudine, aperta cinque mesi all’anno in estate e altri tre in inverno. Viviere è collegata all’abitato di Acceglio da una strada ad uso pubblico, con una piccola diramazione di circa duecento metri. In quella stradina alcuni punti in ombra favoriscono la formazione di cumuli di neve anche in primavera, abbastanza grandi da impedire ai clienti di raggiungere il rifugio in auto. Per tutto il 2017, ha spiegato Fea, i mezzi del Comune avrebbero iniziato a disertare quel tratto. In un’occasione, il disservizio aveva portato al blocco della circolazione: “La draga ha pulito la strada fino a una cinquantina di metri prima del bivio per il rifugio, poi si è fermata. Vedendo la via sgombra le auto sono arrivate in massa ma la neve residua le ha bloccate. Non potevano nemmeno fare manovra per tornare indietro, tanto che sono intervenuti i carabinieri”.
Dietro a quanto accaduto il gestore di Viviere ha individuato fin da subito la mano del sindaco, considerato che quest’ultimo - dice - lo avrebbe anche minacciato di “non farlo più lavorare”. Alla questione neve si era aggiunta la limitazione di transito, col divieto - esteso al titolare del rifugio - di raggiungere la borgata in auto: “L’autorizzazione concessa infatti era vincolata alla scala del rischio valanghe, un pericolo quasi inesistente in quella zona. Per altre attività di Acceglio invece questo rischio è altissimo, eppure solo il mio rifugio è stato sottoposto a queste misure. Tutti potevano accedere alle proprie strutture tranne me”. A riprova della presunta discriminazione ci sarebbe il fatto che l’attuale giunta ha invece uniformato i provvedimenti: “La chiusura al transito ora riguarda tutte le strade se il rischio è superiore al grado 4. Ma sono divieti che valgono per tutti, non solo per me”.
Stamane in aula ha parlato proprio l’attuale sindaco, Giovanni Enrico Caranzano. Chiamato come teste della difesa, il primo cittadino ha smorzato i toni della polemica: “La nostra amministrazione non ha fatto nulla di diverso da quanto è sempre stato fatto. Nel periodo invernale la strada di Viviere è soggetta a pericolo di valanghe ed è sempre rimasta chiusa”. In quanto allo sgombero, spiega, la valutazione viene fatta in base alla quantità di neve rimasta: “Può essere pericoloso, anche per i mezzi comunali. Rischiano di toccare la roccia a monte e finire fuori strada nella scarpata”. A Fea, però, è concessa un’autorizzazione al transito verso il rifugio: “Sono autorizzazioni con molti vincoli, rilasciate di anno in anno e subordinate alla presa visione dei bollettini meteo sul pericolo di valanghe”. Quando il rischio stimato raggiunge il livello 4, infatti, tutte le autorizzazioni decadono.
Caranzano dice di non aver saputo di attriti tra Fea e Colombo, a parte quelli legati alle dimissioni del vicesindaco. In ogni caso, ammette, i rapporti con il rifugio di Viviere sono migliorati sotto la sua amministrazione: “Il rifugio di Viviere è l’unico che ha questo genere di problemi di accesso. Il problema di quella strada in fondo è il parcheggio: c’è uno spiazzo, ma per arrivarci bisogna fare un tratto in discesa, su una strada sterrata e innevata”. Il prossimo 5 luglio, esaurite le altre incombenze, i giudici ascolteranno anche le dichiarazioni di Colombo, prima della discussione.