In termini giuridici si parla di ‘accesso abusivo ad un sistema informativo o telematico’. Nella sostanza, ciò per cui Antonio Colonna si trova a processo a Cuneo è la presunta ‘usurpazione’ della pagina Facebook di un’associazione, l’Eital, che il controverso protagonista del mondo animalista italiano aveva fondato nel 2012 per poi esserne espulso cinque anni più tardi.
Colonna, ex corriere di 44 anni con un diploma di odontotecnico in tasca, è torinese di origine ma ha vissuto per anni a Fossano, prima di trasferirsi a Baldichieri in provincia di Asti. In passato è stato collaboratore di due parlamentari noti per il loro impegno in difesa dei diritti animali, la forzista Michela Brambilla prima e il grillino Paolo Bernini poi. Ma è anche un volto piuttosto noto in televisione, dove è comparso in più occasioni al fianco dell’inviato di Striscia la Notizia Edoardo Stoppa.
Fu da una sua incursione che nel 2011 partì l’inchiesta sullo scandalo di Green Hill, l’allevamento bresciano di beagle destinati alla vivisezione la cui chiusura portò al divieto di allevare cani per la sperimentazione in Italia. Da allora l’attivista-investigatore si è dedicato a tempo pieno alla denuncia dei traffici di animali. Nel 2012 fondò a questo scopo una sua associazione denominata Eital (‘Ente italiano tutela animali e lupo’), per conto della quale ha gestito anche la pagina Facebook.
Questo almeno fino a maggio 2017, quando per decisione della presidente Stefania Cesareo e del direttivo è stato estromesso dalla sua ‘creatura’. La pagina Facebook, invece, ha continuato a restare nelle sue mani, tanto che da Eital ha cambiato nome dapprima in ‘Colonna Antonio fondatore Eital’ e poi in ‘Le inchieste di Antonio Colonna’. Sotto questa dicitura è tuttora attiva sul social network con quasi 15mila followers, mentre la ‘nuova’ Eital ha aperto un’altra pagina. Gli ex sodali però non ci stanno e rivogliono indietro la loro vetrina su Facebook, dalla quale secondo le loro accuse Colonna avrebbe estromesso con un colpo di mano gli altri amministratori. L’ex fondatore ammette: “Dopo l’estromissione dalla mia associazione, ho cercato di personalizzare la mia attività animalista”. Nega però qualsiasi altro addebito, affermando di non aver mai cancellato chi gestiva insieme a lui la pagina. L’accusato inoltre collega la decisione della Cesareo - parte civile nel processo - di cacciarlo dall’associazione alla sua scelta di interrompere la loro relazione sentimentale, pochi giorni prima dell’espulsione.
Non è comunque la prima volta che Colonna (e l’Eital) ha a che fare con la giustizia: nel 2008 spacciandosi per guardia venatoria insieme a un altro animalista ‘sequestrò’ 156 uccellini da un negozio di animali in provincia di Pavia, liberandoli in un bosco. I titolari dell’esercizio commerciale furono poi prosciolti dalle accuse di maltrattamento, mentre Colonna e il suo sodale sono stati condannati per calunnia nei loro confronti. Più gravi le imputazioni che nel 2017 gli ha contestato la Procura di Nocera Inferiore, indagandolo insieme alla moglie, a Stefania Cesareo e ad altre due persone per associazione per delinquere finalizzata a vari reati tra cui estorsione, violenza privata, appropriazione indebita e calunnia. Secondo gli inquirenti, gli attivisti avrebbero inventato o aggravato i reati che denunciavano a carico degli allevatori per ottenere l’affidamento giudiziario degli animali (soprattutto cani) e rivenderli a terzi, dietro all’apparente corresponsione di libere offerte all’associazione. Questo sistema avrebbe procurato ingenti guadagni, come in un caso a Bologna in cui il valore commerciale degli animali sequestrati era stato stimato in 100mila euro. Si contestano inoltre la minaccia ai danni del titolare del canile di San Vito a Sarno, nel Salernitano, che si sarebbe cercato di indurre a fornire notizie su attività commerciali concorrenti, e la tentata estorsione per 10mila euro nei confronti di un’allevatrice di cani.
Lo scorso dicembre invece è stato il gip di Tivoli a disporre gli arresti domiciliari per Colonna, indiziato dei reati di usurpazione di funzioni, violenza privata e detenzione abusiva di farmaci per uso veterinario. Il ‘sedicente animalista’, come viene definito nell’ordinanza del gip, si sarebbe presentato come ispettore di polizia o guardia venatoria per accedere agli allevamenti e ottenere sequestri con false accuse di maltrattamenti. Durante una perquisizione nella sua abitazione sarebbero stati sequestrati anche farmaci veterinari provenienti dall’estero e vietati nel nostro Paese, in alcuni casi già aperti.
Nella vicenda che lo vede imputato a Cuneo, la sentenza del tribunale è attesa il prossimo 6 novembre.