Non c’è da farsi illusioni circa il fatto che un’eventuale condanna sarebbe bastata a impartirgli una lezione, anche considerando che l’imputato è ormai irreperibile.
Ad ogni modo per L.P., cittadino lituano nato nel 1975, non è arrivata nemmeno quella. L’uomo era davanti al tribunale di Cuneo per insolvenza fraudolenta: contro di lui una sola denuncia, quella presentata dal titolare di un caffè in via Michele Coppino. Si sa però che per una decina di giorni, nell’estate del 2019, lo “scroccone seriale” era stato un autentico flagello per bar e ristoranti nel capoluogo.
Sempre identico il modus operandi, tanto semplice da mettere in atto quanto inarrestabile per vie legali: L.P. si accomodava in un locale, consumava e rifiutava di pagare. A volte, poi, si metteva addirittura a piluccare le portate già servite ad altri clienti che trovava sui tavolini. Con il barista che lo ha poi denunciato era stato ancora più strafottente: dopo aver consumato il pasto, senza saldare il conto da 21 euro presentatogli, aveva anche chiesto una sigaretta e infastidito gli avventori paganti fuori dal locale. Lo stesso atteggiamento provocatorio veniva messo in atto nei confronti delle forze dell’ordine, come ha raccontato uno dei poliziotti intervenuti in quell’occasione: “Sosteneva di non conoscere la lingua e continuava a ripetere in inglese ‘f*** you, f*** you’, deridendo gli agenti. Sapeva che la giustizia italiana non aveva strumenti per rivalersi nei suoi confronti”. Una volta in Questura, L.P. diceva di sentirsi male e chiedeva un’ambulanza per farsi accompagnare in ospedale.
A carico della stessa persona sono risultate denunce analoghe anche in altre città. A Cuneo, però, nessuno lo sanzionerà. L’autore della denuncia a suo confronto infatti non si è presentato in udienza: a fronte dell’assenza della parte offesa si è ritenuto che la querela fosse tacitamente rimessa e il giudice non ha potuto fare altro che dichiarare l’impossibilità di procedere nei confronti dell’imputato. Morale: se pure in altri casi può essere veritiero il detto “il crimine non paga”, questa volta a lasciare i conti in sospeso qualcuno ci ha guadagnato.