In azienda lavoravano il titolare, Luigi Martinelli, la figlia, due impiegate addette a bandi di gara e contabilità e un magazziniere, Pierluigi Balansino. Una gestione quasi “artigianale”, quella della Sanitor sas di Nichelino, che stride con l’ammontare di ordini consegnati - sulla carta - all’ospedale Santa Croce e Carle tra il 2014 e il 2019.
La Procura di Cuneo se n’era interessata coordinando l’inchiesta Titanio condotta dalla Guardia di Finanza. Nell’agosto di due anni fa l’arresto del 57enne Antonio Iannicelli, infermiere caposala dell’ospedale e addetto agli acquisti per il blocco operatorio, insieme a Balansino e Martinelli.
I primi due hanno patteggiato pochi mesi fa una condanna per corruzione e truffa aggravata (due anni a Iannicelli, uno a Balansino), mentre l’imprenditore 71enne di Vinovo ha scelto di andare a processo.
Gli inquirenti lo accusano di aver messo in piedi una frode da oltre 800mila euro ai danni del nosocomio cuneese. Lo stesso “giochetto” sarebbe stato replicato a spese della Città della Salute di Torino, in particolare del reparto ginecologia dell’ospedale Sant’Anna. Messo alle strette dal procuratore capo Onelio Dodero, l’infermiere infedele aveva ammesso di aver ricevuto all’incirca 30mila euro dal fornitore per “gonfiare” gli ordini: Martinelli gli faceva avere le bolle tramite il suo magazziniere e factotum. Nel complesso sono state accertate anomalie per 855.746 euro nell’arco di quasi cinque anni, tutti materiali che il Santa Croce pagava ma che la Sanitor non aveva nemmeno in magazzino.
A far inceppare il meccanismo è stato l’esposto presentato nel dicembre del 2018 dalla direttrice della farmacia dell’ospedale Claudia Fruttero e dal dottor Giuseppe Coletta, all’epoca responsabile del blocco operatorio. Fruttero ha deposto stamani in aula raccontando di come fossero sorti i primi sospetti: “A gennaio avevo notato un aumento della spesa per i fili da sutura in chirurgia plastica e per i fili e le protesi in ortopedia. Con i direttori dei reparti abbiamo verificato che alcune suture non erano state utilizzate secondo le quantità ordinate: c’erano differenze di circa 40 o 50mila euro per alcuni tipi. Abbiamo allora controllato i singoli scarichi di materiale, dei quali si era sempre occupato Iannicelli”. Una figura ritenuta affidabile, quella del caposala, sul quale nessuno fino ad allora aveva nutrito dubbi.
Gli scarichi, ha spiegato la dirigente, venivano effettuati “bypassando” la normale procedura e alterando i documenti: “Per ogni paziente operato c’è una documentazione dove si prende nota di tutto ciò che viene usato. Iannicelli si inseriva con la propria password su questi documenti digitali e modificava la quantità di materiali utilizzati negli interventi, entro un breve periodo successivo all’operazione”. In questo modo risultava ricevuto un gran quantitativo di materiale che in realtà non era mai passato per gli armadietti del blocco operatorio: “Sanitor era nostro fornitore da anni per fili da sutura, abbassalingua, termometri, protesi e altri materiali. Solo una piccola parte di ciò che abbiamo pagato dal 2015 al 2019, un 10 o 20%, è stato effettivamente ricevuto e utilizzato”.
Il brigadiere capo Marco Picardi insieme ai colleghi delle fiamme gialle aveva proceduto ai sequestri dei documenti fiscali nella sede della Sanitor: “Non c’era corrispondenza tra quanto l’azienda acquistava e quel che rivendeva. Il magazzino era quasi inesistente: dopo un ordine di acquisto da 16 protesi ne risultavano 274 vendute all’ospedale, in un altro 108 pezzi di filo da sutura diventavano 2.856 nei registri del Santa Croce. In pratica compravano dieci e rivendevano cento o anche di più”. Nessun dubbio, per la Finanza, circa il fatto che il titolare fosse un beneficiario diretto dell’intera operazione: “Quasi ogni giorno Martinelli effettuava prelievi in contanti tra i 1500 e i 3000 euro. Per alcune somme si è trovato un riscontro in pagamenti, depositi o trasferimenti su altri conti, altre sono sparite. Tra il 2014 e il 2019 ha portato via circa un milione e mezzo”.
Il processo è stato aggiornato per ascoltare altri testimoni.