Avrebbero rifiutato di indicare ai carabinieri i nomi delle persone che li avevano minacciati in casa, con una pistola in pugno. Per questo due fratelli albanesi residenti a Piasco, K.M. e R.M., sono finiti sotto indagine a loro volta. L’accusa per ora si trovano a giudizio davanti al tribunale di Cuneo è di favoreggiamento.
I due infatti non si sarebbero limitati a non collaborare con gli inquirenti, ma avrebbero motivato il loro rifiuto con la ferma volontà di farsi giustizia da soli: “Uno dei due mi ha detto che avrebbero risolto le questioni ‘a modo loro’, uccidendo i due uomini e facendo a pezzi i figli. Disse anche che conosceva i soggetti in questione, senza però spiegarci chi fossero” ha testimoniato il luogotenente Luigi Matrone, comandante della stazione carabinieri di Venasca. La sua pattuglia era stata la prima a intervenire, dopo la chiamata del padre dei due fratelli alla centrale operativa del 112.
Il capofamiglia, hanno riferito i militari che presero la telefonata, aveva difficoltà ad esprimersi in italiano e appariva agitato soprattutto perché i suoi figli si erano già messi all’inseguimento degli autori della minaccia. Si sarebbe trattato di due soggetti, armati l’uno di pistola e l’altro con un bastone, che dopo aver chiarito di avere “questioni da risolvere” con i loro figli erano risaliti in macchina e si erano diretti verso Busca. Grazie all’indicazione del padre, K.M. era stato contattato poco dopo sul cellulare: “Mi ha risposto con una certa arroganza ‘sì, vado a Busca, ma non sono cose che ti riguardano. Vado e li ammazzo tutti, anche io sono armato’” ha spiegato un carabiniere in servizio alla centrale operativa di Saluzzo.
L’attuale imputato, già noto alle forze dell’ordine, sarebbe comunque rientrato a casa insieme al fratello: alla ricerca di armi, i carabinieri avevano effettuato una perquisizione su di lui e all’interno dell’abitazione, senza però trovare nulla. In seguito i due fratelli erano stati visti allontanarsi in auto, ma questa volta non in direzione di Busca.
Non è noto, al momento, se l’indagine a carico dei presunti autori dell’irruzione armata abbia portato alla loro identificazione. Il processo a carico dei due fratelli è stato rinviato al prossimo anno, nell’udienza del 9 febbraio, per l’audizione dei restanti testi convocati dal pubblico ministero.