Ancora un nulla di fatto nel processo sui lavori nel “cantiere infinito” del Tenda bis. Nell’udienza odierna era prevista l’apertura dell’istruttoria, con la deposizione del luogotenente di Finanza Marcello Casciani, ma un difetto di notifica relativo a cinque dei quindici imputati ha fatto slittare il procedimento.
Il giudice Sandro Cavallo ha ereditato il fascicolo dal collega Massimo Scarabello, trasferito in altra sede, e ha preferito rinviare per evitare l’insorgere di possibili cause di nullità: “Ѐ un processo che coinvolge molte parti e dovrà essere celebrato in tempi rapidi, poiché i fatti sono abbastanza risalenti” ha spiegato il magistrato. I fatti sono quelli emersi dalle indagini che la Procura di Cuneo ha avviato nel settembre 2016, fino alla maxi operazione della Guardia di Finanza che il 24 maggio 2017 dispose il sequestro del cantiere nel quale i lavori procedevano a rilento fin dal 2013. Il blitz si concluse con l’esecuzione di nove misure cautelari, tra cui cinque arresti domiciliari. I lavori per la costruzione della galleria furono poi sospesi ad aprile 2018.
Sono stati rinviati a giudizio in sedici tra dipendenti della Grandi Lavori Fincosit, l’azienda romana che si era aggiudicata i lavori, incaricati dell’Anas e professionisti responsabili di supervisioni e consulenze. Sono accusati a vario titolo di furto, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture e falso ideologico relativo ai documenti di cantiere. Solo quindici però affronteranno il processo: il funzionario Anas Vincenzo D’Amico, direttore dei lavori, è prematuramente deceduto.
Dalle intercettazioni telefoniche, pubblicate da
La Repubblica al termine delle indagini, erano emersi gravi indizi circa le irregolarità nel cantiere e i furti sistematici che sarebbero stati perpetrati da alcuni operai e dirigenti della Fincosit: i materiali del cantiere sarebbero stati camuffati come rottami e rivenduti già a poche ore dalla consegna, con un incasso quantificato dagli inquirenti in almeno 100mila euro. Un operaio confidava al telefono di aver scambiato alcune forniture per comprare pneumatici nuovi al suo “compare”, mentre un altro degli indagati affermava che a spese della società Galleria di Tenda era stata montata una caldaia in casa di uno degli uomini del cantiere. Il tutto, sostengono gli inquirenti, a discapito della sicurezza dei lavori in galleria e nel disinteresse dei funzionari Anas che pure sarebbero stati a conoscenza delle irregolarità.
Il procedimento penale si è aperto l’11 novembre 2019 ma ha subito finora numerosi ritardi, anche a causa dell’emergenza Covid. Per questo il giudice ha disposto un “tour de force” in vista della sentenza di primo grado, che dovrebbe arrivare entro l’estate: nella prossima udienza del 22 aprile verranno trattate le questioni preliminari e le richieste istruttorie. Poi l’istruttoria riprenderà ogni settimana tra maggio, giugno e le prime due settimane di luglio.