L’appello arriva dalla Procura di Genova e dagli investigatori della Squadra Mobile, decisi a far luce su un omicidio commesso un quarto di secolo fa. Nada Cella, segretaria di un commercialista di Chiavari, fu massacrata nello studio in cui lavorava il 6 maggio del 1996: non aveva ancora compiuto 25 anni.
Per la sua morte era stata indagata una donna, Annalucia Cecere, che oggi ha 53 anni e vive a Mellana di Boves. Ex maestra in alcune scuole del Cuneese, la Cecere è tornata in cima alla lista dei sospettati quando la scorsa estate le autorità hanno deciso di riaprire quel fascicolo ormai consegnato agli archivi. L’impulso è venuto dagli elementi d’indagine raccolti dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocato della famiglia Cella, Sabrina Franzone.
Si sa che all’epoca la Cecere aveva frequentato Marco Soracco, il datore di lavoro della Cella, del quale era invaghita: sarebbe stato questo, secondo gli inquirenti, a spingerla ad affrontare colei che considerava una possibile rivale e a picchiarla a morte. Diversi testimoni dissero già nel 1996 di aver visto l’allora 28enne transitare per via Marsala, luogo del brutale delitto, in orari compatibili con quelli dell’aggressione commessa con un oggetto contundente mai ritrovato. Nove giorni dopo l’omicidio l’avvocato chiavarese Gianluigi Cella (non imparentato con la vittima ed estraneo al caso) aveva ricevuto la chiamata anonima di una giovane donna. Affermava di aver visto una certa Anna, che conosceva di vista, mentre avviava il motorino parcheggiato: “Per salutarla - si legge nei verbali di allora - aveva cercato di richiamare l'attenzione facendo un cenno con la mano e suonando il clacson dell'auto, ma la donna non l'aveva notata mentre lei si era accorta che ‘Anna’ aveva un'espressione sconvolta”. Altra telefonata era stata intercettata il 9 agosto di quell’anno, quando una signora diceva di aver notato una persona che si presume essere Annalucia Cecere, nella stessa mattina, sotto lo studio di Soracco.
L’audio della telefonata è stato ora diffuso dalla Mobile, autorizzata dalla Procura, per cercare di arrivare all’identificazione di quella testimone. La voce sembra appartenere a un’anziana, nella chiamata la si sente dire: “Venivo giù in macchina da Carasco (comune dell’entroterra chiavarese, ndr), l’ho vista che era sporca. Ha infilato tutto nel motorino, io l’ho salutata e non mi ha guardata. Quindici giorni fa l’ho incontrata in carrugio che andava alla posta, non mi ha nemmeno guardata. È scivolata di là, verso sera”.
Non si sa chi sia quella testimone, né se sia ancora viva e in grado di confermare i suoi sospetti. Potrebbe essere, forse, la stessa persona che il 14 agosto successivo lasciò un messaggio sulla segreteria telefonica di Soracco esternando i suoi sospetti “su una certa Cecere”: sosteneva di averla vista fuggire in motorino da via Marsala e avvertiva di avere informato “gli avvocati del commercialista e della vittima, ma anche la Curia”. Fu lo stesso Soracco a consegnare il nastro magnetico dicendo di aver avuto l’impressione che a parlare fosse un’anziana, ma che tuttavia non aveva riconosciuto in quella voce nessuna persona a lui nota.