CUNEO - Ordini con gli evidenziatori dal 41bis di Cuneo, bloccato il boss camorrista Ettore Bosti

La Cassazione ha respinto il ricorso del detenuto, esponente di spicco dell’Alleanza di Secondigliano e amico dell’ex calciatore Giuseppe Sculli

Redazione 30/05/2024 16:54

Un telegramma alla moglie con frasi e parole messe in risalto con evidenziatori di colori diversi. Era lo stratagemma utilizzato da un presunto boss della camorra, Ettore Bosti, rinchiuso nel carcere di Cuneo in regime di 41 bis, per mandare ordini all’esterno: questa, almeno, è stata la conclusione dei giudici, che hanno bloccato l’invio della missiva.
 
Il provvedimento, spiccato dal magistrato di sorveglianza della città piemontese e confermato dal tribunale di Torino, è ora stato ratificato anche dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso dell’uomo. L’episodio è del 2023.
 
Ad attirare l’attenzione dei magistrati, come si legge nelle carte del procedimento, è stato “l’ampio utilizzo di evidenziatori colorati utilizzati limitatamente a frasi e parole specifiche”, cosa che ha portato a sospettare “un tentativo di trasmissione di messaggi criptici da parte del detenuto alla consorteria di appartenenza”. Inutilmente l’uomo ha sostenuto - con tanto di documentazione - che era sua abitudine utilizzare gli evidenziatori e che non si trattava di qualche codice particolare. Il detenuto aveva ricevuto una lettera “trattata” in modo molto simile.
 
Conosciuto con il soprannome di “o’Russ”, il rosso, per il colore dei capelli, Bosti è figlio e nipote di noti boss camorristi ed è stato un elemento di spicco dell’Alleanza di Secondigliano, come reggente del clan Contini. Il suo arresto risale al 2016, a seguito di un maxi blitz che portò in carcere una cinquantina di affiliati: Bosti, gestore di un vasto giro di scommesse per conto dell’organizzazione criminale, è stato condannato in primo grado a vent’anni, ma nell’aprile scorso i giudici hanno accolto il ricorso delle difese per il ricalcolo delle quattro precedenti condanne. In alcune intercettazioni il boss mostrava familiarità con l’ex calciatore del Genoa Giuseppe Sculli, chiedendogli un interessamento - senza esito - per l’apertura di un’“agenzia legale” di scommesse. Nel 2022 suo figlio Patrizio, diciannovenne, è finito in carcere per un episodio di minaccia ai danni di una ristoratrice napoletana e di un turista straniero, investiti da un motociclista che viaggiava a forte velocità.

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