BORGO SAN DALMAZZO - Pedinamenti e una microspia per tornare assieme: "Voleva lei, ma non i figli"

L’imputato è accusato di stalking dalla ex moglie: “Diceva che non mi avrebbe permesso di rifarmi una vita con un compagno, mi avrebbe uccisa e si sarebbe suicidato”

Piero Coletta-Andrea Cascioli 08/02/2025 18:17

Pedinamenti, chiamate sul posto di lavoro con minacce e insulti e perfino una microspia in auto. Una storia conclusa dopo che l’uomo era finito in carcere. Ma lui, sostiene la ex moglie, non lo aveva mai accettato fino in fondo, tanto da iniziare a seguirla ovunque. L’episodio più grave risale al luglio del 2022, una sera in cui la donna si stava recando in macchina da un’amica, a Savigliano: “Ho riconosciuto l’auto del mio ex marito: aveva l’abitudine di accendere i fendinebbia. Lui aveva proseguito verso Savigliano e io, al telefono con la mia amica, ho chiesto di chiamare i carabinieri: ero al telefono con la cuffietta e usavo un codice”.
 
L’idea del codice nasceva da un sospetto, quello di essere controllata a distanza, che la signora avrebbe in effetti verificato: “Il mattino dopo mi sono messa a cercare in macchina, sotto il volante ho trovato un oggettino con due pulsanti, rosso e verde, e una scheda sim: era appiccicato con lo scotch e io l’ho staccato. Ho chiamato i carabinieri e mi hanno consigliato di non fermarmi a Saluzzo dove dovevo andare per lavoro ma proseguire, facendo finta di niente, fino alla caserma di Verzuolo”.
 
Prima di allora, ha raccontato, c’erano stati biglietti d’amore lasciati sull’auto, alternati a danneggiamenti e sospetti furti: “Sparivano le cose in macchina: chiavi di casa, documenti dell’auto che ho dovuto rifare. Lui chiamava i parenti per mettere in giro pettegolezzi su di me, ma non ci ho mai dato peso. Per danneggiarmi sul lavoro diceva che assumevo ragazze in nero nella mia azienda”.
 
Per questi fatti A.G., cittadino albanese, è oggi a processo per stalking e interferenze illecite nella vita privata. La ex moglie lo accusa di averla perseguitata poco dopo aver finito di scontare la pena detentiva: “Non accettava la nostra separazione: mi seguiva a lavoro, mi chiamava giorno e notte, mi minacciava con i messaggi”. Di quelle chiamate continue danno atto i carabinieri, perché il telefono di lei continuava a squillare perfino mentre la donna era in caserma a Borgo San Dalmazzo, a presentare denuncia: “Mi chiedeva di tornare indietro, sennò l’avrebbe fatta finita: diceva anche che non mi avrebbe permesso di rifarmi una vita, avrebbe ucciso me e un mio possibile compagno e poi si sarebbe suicidato”.
 
Lei lo bloccava e lo sbloccava sul cellulare, spiega, per permettergli di conservare un rapporto con i figli: “Pregava loro di convincermi a tornare indietro. I figli non davano nessuna informazione su di me, erano terrorizzati. Dopo la scoperta della microspia mia figlia maggiore non ha più avuto contatti con il padre”. Il risentimento è testimoniato dalla madre della parte offesa, che racconta di quando l’ex genero si presentò a casa sua: “Dopo che si erano separati lui era venuto a casa, voleva fare la pace con la ex moglie, ma non con i figli. Eravamo io e mio marito”.
 
Il secondo testimone, un ex cliente della parte offesa, racconta anche di come questa situazione fosse diventata pesante nell’ambiente lavorativo. L’imputato avrebbe preso a telefonare presso il negozio, dove era stata minacciata anche la figlia del titolare, nel caso in cui la sua ex non fosse andata via. Il cliente aveva optato per l’allontanamento: “Aveva una fissa sul fatto che io avessi una relazione con il titolare del negozio” ha spiegato l’autrice della querela.
 
Difficili anche i rapporti con i due figli, come testimoniato dalla figlia maggiore della coppia: “Io vivevo con mamma. All’inizio vedevo una volta a settimana mio padre, con mio fratello. Da parte sua era un continuo soffocamento. Minacce come ‘se mi lasci mi ammazzo’, ma anche verso altre persone”. La testimone in seguito ha fatto riferimento all’apparecchio ritrovato in macchina, con il quale l’imputato sarebbe riuscito a conoscere i movimenti della ex compagna. Ma soprattutto, dice la figlia, chiedeva con insistenza a lei e al fratellino più piccolo i programmi della madre, arrivando a domandare loro di controllarle il telefono: "Io non l’ho mai fatto. Mio fratello inizialmente sì, ma era piccolo. Quando l’abbiamo scoperto mia madre gli ha parlato e basta”. L'udienza è stata rinviata all'11 marzo.

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