DEMONTE - Percepiva il rimborso chilometrico dall’Asl dopo il cambio di casa: assolta una ex dipendente

La donna risultava residente a Demonte, ma si era già trasferita a Borgo. Così ha ottenuto più di tremila euro di indennizzo: “Ma da parte sua non c’era dolo”

Andrea Cascioli 11/03/2024 15:15

L’azienda sanitaria locale chiedeva a una sua ex dipendente la somma di 3.240 euro, tanti quanti la donna - oggi in pensione - ne avrebbe percepiti senza averne diritto. Per lei la Procura aveva chiesto anche la condanna a un anno di reclusione, giudicando il profitto “non trascurabile”, anzi “di media rilevanza”.
 
Il giudice Emanuela Dufour, però, una volta ascoltate le parti, ha deciso di assolvere la ex operatrice sociosanitaria perché il fatto non costituisce reato. Contro l’imputata pendevano accuse di truffa e falso ideologico in atto pubblico, dopo che il suo comune, Demonte, le aveva revocato la residenza nel 2019. Era emerso dai successivi accertamenti che già dal 2018 la donna avrebbe vissuto con il marito a Borgo San Dalmazzo: un particolare da poco? Non per l’Asl, dal momento che a quella dipendente come ad altri, dopo la chiusura della sede di Demonte e il trasferimento a Cuneo, era accordato un indennizzo di 270 euro al mese per gli spostamenti.
 
La sua vecchia casa era diventata di fatto una seconda casa, secondo il pubblico ministero Raffaele Delpui, ma lei aveva omesso di comunicare l’avvicinamento alla sede di lavoro: “Nel percorso di vita della signora è stato un episodio isolato, - ha sottolineato il pm - ma le risorse pubbliche sono già limitate e se gli operatori fanno la ‘cresta’ sui rimborsi i conti non tornano”. Il rimborso, previsto da un accordo sindacale, era attribuito in automatico ai dipendenti residenti ad almeno dieci chilometri di distanza dalla sede di servizio. La oss però ne sarebbe stata consapevole, sostiene l’Asl, tant’è che quando l’indennizzo era stato revocato ne aveva chiesto ragione all’ufficio stipendi.
 
“Non c’era nessun intento fraudolento: un errore esclude il dolo” ha obiettato l’avvocato Davide Calvi per la difesa, rimarcando il fatto che l’abitazione di Demonte fosse comunque l’unica casa di proprietà della sua assistita e che il comune avesse revocato la residenza con un atto arbitrario.

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