BOVES - Portò via da una carrozzeria di Boves una (sua) auto d’epoca: il giudice lo sanziona

La vettura, una Triumph lasciata in riparazione, era stata caricata sul carro attrezzi dall’imputato dopo aver forzato la serratura del deposito

a.c. 23/12/2021 17:33

Doveva rispondere di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose il bovesano V.F., accusato di aver manomesso la serratura di una carrozzeria per sottrarre una delle vetture in custodia.
 
Il reato contestato non è quello di furto perché del veicolo storico in questione, una Triumph, l’imputato era in realtà il legittimo proprietario. L’auto era stata lasciata in riparazione diversi anni prima ma il meccanico, non ricevendo l’acconto concordato, aveva fermato i lavori prima ancora di incominciare e tenuto in deposito la decappottabile d’epoca. Questo fino a quando la Triumph si era volatilizzata.
 
Un compaesano di entrambi protagonisti della vicenda ha testimoniato in aula di aver visto passare sulla provinciale Boves-Peveragno la macchina in questione, caricata su un carro attrezzi che sapeva essere di proprietà della ditta di V.F.: alcuni giorni dopo, il teste aveva informato della cosa il proprietario dell’autorimessa, che a quel punto ha denunciato il suo ex cliente. I fatti erano avvenuti di prima mattina, ad agosto, nel periodo in cui la carrozzeria era chiusa per le ferie estive.
 
Di fronte al giudice, l’imputato ha ammesso di aver ripreso insieme ad un amico la sua auto, ma ha negato di aver tagliato il catenaccio all’ingresso dell’officina: “Il mezzo era fuori dal cancello e lui lo ha caricato sul suo rimorchio, ben noto agli abitanti di Boves, tant’è un testimone lo vide anche passare. Il cancello, trovato aperto e con il lucchetto rotto, lo aveva richiuso” ha riepilogato il difensore, avvocato Riccardo Sartoris. Per il legale “solo un pazzo o qualcuno che ritiene di aver agito correttamente ricostruirebbe il fatto in questo modo”, tanto più che l’uomo aveva agito di prima mattina e non aveva portato via nessuno degli altri veicoli di sua proprietà presenti nella stessa rimessa. “Non c’è alcun danno perché il carrozziere non ha eseguito alcun lavoro e non ha mai richiesto il pagamento di spettanze per la custodia” ha aggiunto il difensore.
 
Opposta la ricostruzione offerta dal patrono di parte civile, avvocato Maurizio Paoletti, per il quale il reato avrebbe dovuto essere configurato addirittura come furto: “Palese l’introduzione illecita nel capannone e il fatto che sia stato sottratto un bene che era nel possesso qualificato del carrozziere. Come possiamo dire che V.F. abbia esercitato un suo diritto?”. Lo stesso imputato, ha sottolineato inoltre, “ci dice che l’auto non era mai stata chiesta in restituzione: inverosimile la versione da lui offerta, quando afferma di essere passato per caso davanti al capannone e aver trovato la sua auto abbandonata. Se così fosse stato avrebbe potuto chiamare i carabinieri”. Ritenendo anch’egli dirimente la forzatura della serratura del capannone, il pubblico ministero Raffaele Delpui aveva chiesto per V.F. la condanna a 300 euro di multa.
 
Il giudice Anna Gilli ha accolto la richiesta di condanna, fissando la sanzione nella somma di 200 euro e disponendo il risarcimento in favore della parte civile in separato giudizio.

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