“Provenzano mi disse che bisognava fare un favore alla Eventi 6, un favore che non si poteva rifiutare”: così il commercialista della Direkta srl,
Bruno Pagamici, giustifica il finanziamento da 250mila euro che nel settembre 2012 l’azienda di Sant’Albano Stura aveva sottoscritto in favore di due testate giornalistiche toscane,
Il Reporter e
Chianti News, entrambe
collegate all’“inner circle” della famiglia Renzi.
La Direkta era stata fondata nel 2008 dall’alessandrino Mirko Provenzano e operava nel settore della distribuzione pubblicitaria per conto di grandi catene di supermercati, coprendo il basso Piemonte. Nello specifico, Provenzano riceveva le commesse per il tramite di alcuni committenti: i principali erano la Eventi 6 amministrata da Laura Bovoli, la madre dell’ex premier e leader di Italia Viva, e la Gest Espaces del coimputato Paolo Buono. A sua volta poi subappaltava la distribuzione dei volantini alle cooperative gestite da Giorgio Fossati, i cui addetti provvedevano a consegnarli nelle buche delle lettere dei potenziali clienti.
Questo meccanismo ben consolidato, spiega il commercialista, aveva consentito alla Direkta di assicurarsi una solida copertura finanziaria almeno fino al 2012. Solo in seguito la “cinghia di trasmissione” degli appalti si sarebbe inceppata: nella primavera del 2013 Fossati, lamentando tempi di pagamento sempre più lunghi, aveva preteso il saldo di un milione e 300mila euro di arretrati. Poiché riteneva la cifra spropositata, Provenzano aveva cercato di opporsi a questa ingiunzione chiedendo a Eventi 6 e Gest Espaces il rilascio di note di credito con uno storno sulle fatture precedenti, giustificate da presunti “disservizi” nella distribuzione dei volantini pubblicitari. Malgrado il soccorso prestatogli dai committenti, la Direkta non era riuscita ad evitare la bancarotta decretata dal tribunale di Cuneo nel 2014. Per questa vicenda l’ex amministratore ha poi patteggiato una condanna, mentre i committenti Bovoli e Buono si trovano ora sul banco degli imputati assieme a due collaboratori di Provenzano, Vincenzo Misiano e Donatella Spada, e ai commercialisti Franco Peretta e Bruno Pagamici.
Quest’ultimo, titolare di un avviato studio professionale a Macerata, si è sottoposto all’esame del pubblico ministero Pier Attilio Stea e delle parti. Dalle sue dichiarazioni emerge la centralità del
rapporto anche personale tra Provenzano e i coniugi Laura Bovoli e Tiziano Renzi:
“Provenzano bussava in continuazione alla porta di Eventi 6 per chiedere lavoro e finanziamenti. Spesso andava a Firenze a trovare i suoi amici e tornava con delle idee, a volte con delle sorprese”. Tra cui, appunto, l’annunciata decisione di entrare nell’editoria impegnandosi a salvare
Il Reporter e
Chianti News. Entrambe le testate in quegli anni avevano accompagnato la travolgente ascesa politica dell’allora sindaco di Firenze. Ad amministrarle per conto della Soluzione Grafica sas era del resto un personaggio di spicco del primo “Giglio magico” come
Patrizio Donnini, curatore della comunicazione nelle convention della Leopolda con l’agenzia Dotmedia. Il finanziamento delle due testate, però, non era sembrato un buon affare al commercialista maceratese:
“Come per tutti gli altri ‘consigli’ in arrivo da Firenze ne venni a conoscenza solo a cose fatte, altrimenti lo avrei sconsigliato vista la posizione finanziaria della Direkta. A Provenzano feci presente che l’editoria non rientrava nell’ambito delle attività sociali dell’azienda ma lui disse che non importava”.
Anche secondo il curatore fallimentare Alberto Peluttiero la breve avventura editoriale della società cuneese (la Soluzione Grafica avrebbe chiuso i battenti nell’ottobre successivo) aveva contribuito non poco a peggiorarne la situazione, mettendogli “in pancia” una quantità di crediti non più esigibili. Dal 2013 peraltro la contabilità dell’azienda sarebbe passata da Macerata a Firenze in capo a Lilian Mammoliti, altra figura chiave del renzismo antemarcia come organizzatrice della Leopolda nonché compagna e socia d’affari di Donnini: “La Mammoliti - spiega Pagamici - era una persona molto esperta di contabilità ma non essendo una professionista abilitata non poteva curare l’invio telematico dei bilanci a fine anno. Di questo ci occupavamo ancora noi, ma il bilancio veniva ‘confezionato’ a Firenze”. Qualunque decisione pre e post fallimento tra il 2013 e l’anno successivo “veniva presa da lei, dalla compagna di Provenzano Erika Conterno e forse da Provenzano stesso”, almeno stando alle parole del commercialista imputato.
Donnini e Mammoliti sono stati coinvolti nel 2019 nell’inchiesta sulla fondazione Open insieme all’avvocato Alberto Bianchi, all’imprenditore e fedelissimo sponsor renziano Marco Carrai e al manager Lino Bergonzi della società Renexia. All'origine dell'indagine avviata dalle Fiamme Gialle la “singolare e cospicua plusvalenza” che Donnini avrebbe realizzato con la vendita di alcune società attive nel settore dell'energia green a Renexia, società del gruppo Toto.
Il processo in corso a Cuneo continuerà il 7 aprile con l’audizione di alcuni consulenti e testi delle difese.
AGGIORNAMENTO, 7 marzo 2023: si dà atto dell’avvenuta archiviazione delle posizioni di quattro dei citati indagati (Alberto Bianchi, Lino Bergonzi, Patrizio Donnini, Lilian Mammoliti) nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open, con provvedimento del gip di Firenze emesso in data 14 gennaio 2023.