Era entrato in un bar di Cuneo contento della grossa vincita appena messa a segno in una sala giochi. Poco dopo esserne uscito, però, avrebbe rimediato un ricovero ospedaliero con prognosi di trenta giorni, in seguito a una rapina architettata da due avventori del locale.
Protagonista della disavventura, nell’aprile 2018, un imprenditore di Busca che insieme a un amico aveva trascorso il pomeriggio giocando al videopoker e si era poi recato in un bar di corso Nizza alta ‘sventolando’ i guadagni realizzati: ben 1500 euro. Soldi che avrebbero fatto gola in particolare a due dei presenti, la 50enne italiana C.B. e il suo convivente marocchino T.E., di 37 anni, entrambi gravati da vari precedenti. I due, stando alla ricostruzione dell’accusa, avrebbero atteso che la vittima si separasse dal suo amico e uscisse dal locale per poi aggredirlo e rapinarlo.
Ad andarci di mezzo, oltre all’imprenditore, era stato un suo conoscente, gettato a terra insieme a lui da T.E. mentre la complice scagliava lontano il cellulare del derubato per impedirgli di chiamare i soccorsi. In seguito i due pregiudicati si sarebbero impadroniti di 350 euro lasciando il resto del malloppo a terra, insieme ai due malcapitati. Dopo essere stati riconosciuti tramite le foto segnaletiche dagli aggrediti, T.E. e C.B. erano stati arrestati con accuse di rapina pluriaggravata e lesioni personali in concorso. Il marocchino, poi scarcerato, è ora detenuto per altre cause nel carcere di Palmi in Calabria.
“Ho fatto appena in tempo a salutare il mio conoscente sotto i portici e sono stato spinto a terra con violenza da un uomo che non avevo mai visto” ha raccontato in aula l’altra vittima, un cittadino albanese residente a Cuneo. Al momento dell’interrogatorio l’uomo aveva riconosciuto senza nessun dubbio entrambi gli aggressori, ma in tribunale è parso più confuso e ha anche negato di aver subito la frattura al naso che gli era stata refertata in Pronto Soccorso. In ogni caso, nella sua testimonianza ha affermato di non essere stato picchiato e di non aver visto T.E. raccogliere le banconote cadute.
Sul banco dei testimoni è salito anche il titolare del bar dove fino a pochi minuti prima l’imprenditore buschese aveva festeggiato la sua vincita: “Gli avevo consigliato di non farsi notare troppo. Ma ha sempre avuto il vizio di tenere i soldi in mano e probabilmente qualche avventore se n’è accorto”. Il barista ha precisato di aver visto entrare l’albanese pochi minuti dopo l’aggressione, con segni di percosse in faccia, e di averlo accompagnato dai militari dell’Arma che nel frattempo erano sopraggiunti: “È rientrata per un attimo anche C.B., inveiva contro l’aggredito ma non so per quale motivo. Sembrava molto agitata”.
La tesi delle difese è che l’imprenditore non sia stato vittima di una rapina, bensì di un’aggressione scaturita da banali questioni di gelosia: l’uomo, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, avrebbe fatto avances insistenti a C.B., scatenando la collera del suo compagno. L’avvocato Mauro Cristofori, difensore dell’imputato, sostiene che T.E. si sia limitato a spintonare il suo ‘rivale’ senza rubare nulla.
Nella prossima udienza, fissata per l’11 dicembre, verranno ascoltati la parte offesa e l’amico che aveva trascorso con lui il pomeriggio tra la sala giochi e il bar.