Nasce da un episodio di violenza avvenuto a capodanno del 2017 il processo per lesioni e minacce che ha portato alla condanna di F.M., un giovane marocchino residente a Sanremo.
Un banale litigio su un cambio di denaro tra due ragazzi che si conoscevano e che stavano trascorrendo le festività a Limone Piemonte, con le rispettive compagnie di amici: da questo sarebbe scaturito il pestaggio subito da un altro giovane di origine marocchina, residente a Bordighera e all’epoca appena maggiorenne. In aula la persona offesa ha raccontato di aver incrociato un amico pochi minuti dopo lo scoccare della mezzanotte, davanti a un distributore di sigarette. Costui stava discutendo con un gruppo di cui faceva parte F.M.: “Mi sono intromesso perché conoscevo F.M. come persona manesca e aggressiva e volevo evitare che la situazione degenerasse” ha spiegato al giudice la vittima dell’aggressione.
Circa un’ora dopo il giovane che aveva fatto da “paciere” si sarebbe visto avvicinare da F.M. all’uscita da un locale: “Ha cercato di colpirmi con una bottiglia che ho schivato, poi mi ha colpito alle gambe. Il selciato era reso scivoloso dalla neve, atterrando di faccia contro uno scalino mi sono rotto tre denti”. Circa le possibili ragioni del gesto, la vittima ha dichiarato: “Può darsi che si fosse sentito minacciato in un’occasione precedente, quando lo avevamo incrociato da solo: nessuno di noi però aveva intenzioni ostili nei suoi confronti”. Versione confermata da uno dei componenti del gruppo che ha riconosciuto a sua volta F.M. come la persona che aveva mostrato ostilità verso il giovane di Bordighera: “Avevo visto loro due parlare in arabo, dal tono sembrava ci fosse qualcosa di irrisolto”.
L’imputato ha precedenti penali ed è stato in carcere in passato. Secondo il ragazzo che lo ha denunciato, prima del processo avrebbe cercato di convincerlo a desistere dal presentarsi in tribunale ricorrendo a conoscenti comuni: “Mi ha mandato a dire che voleva incontrarmi ed era disposto a risarcirmi i danni di persona se non avessi testimoniato contro di lui, ma io ho rifiutato”. In aula F.M. ha smentito la versione del suo accusatore: “Voleva solo farsi bello con le ragazze. Mi ha affrontato faccia a faccia e ha cercato di tirarmi un pugno, ma è scivolato ed è finito con il viso a terra: io mi sono allontanato senza toccarlo”.
Il pubblico ministero Gianluigi Datta aveva chiesto per l’imputato la condanna a sei mesi di reclusione: “La sua ricostruzione è abbastanza fumosa e non è nuovo a episodi di aggressioni: c’è una sentenza irrevocabile per rissa e lesioni personali. Senza tralasciare che la persona offesa ha aggiunto di essere stato avvicinato da soggetti che gli avrebbero chiesto di desistere dalla querela in cambio di un risarcimento: forse per questo non ha voluto costituirsi parte civile nonostante i 20 giorni di prognosi”. L’avvocato Ventimiglia, difensore del ragazzo, ha invece obiettato che “lo stesso autore della denuncia dice di essere scivolato sul marciapiede. Quanto alla minaccia, è verosimile che i due si siano insultati in arabo ma non che F.M. abbia minacciato l’altro essendo da solo contro quindici persone”.
Il giudice Marco Toscano, ritenendo provati entrambi i capi d’imputazione, ha condannato l’imputato a sei mesi e quindici giorni di reclusione.