CUNEO - Rissa tra due gang di detenuti a Cerialdo: dopo le botte, le celle devastate

Lo scontro tra fazioni si è concluso col rinvio a giudizio per sei nordafricani. Uno di loro, per protesta, mangiò le luci al neon della sua stanza dopo averle divelte

a.c. 18/02/2022 19:20

Una contesa sulla spartizione di pochi soldi, inviati in carcere dalla famiglia di un detenuto. È l’antefatto, secondo le guardie carcerarie intervenute, della rissa scoppiata nel settembre 2019 tra due fazioni di nordafricani nel penitenziario di Cuneo.
 
In seguito al parapiglia nella sala comune venne registrato il danneggiamento di varie sedie e tavoli, utilizzati dai carcerati per aggredirsi a vicenda. Per questo i sei principali artefici della rissa vennero posti in isolamento. Da qui, tuttavia, avrebbero messo in scena una protesta devastando le proprie celle e gettando in corridoio i cocci delle suppellettili divelte. Uno di loro, racconta un sorvegliante, aveva addirittura staccato le luci al neon dalla plafoniera sul soffitto, mangiando i vetri in frantumi.
 
Sulla genesi dei fatti ha deposto l’ispettore Giovanni Viviani della Polizia Penitenziaria: “I detenuti tendono ad associarsi, magari in base alla nazionalità. Può capitare che qualche piccolo gruppo cerchi di prevaricare gli altri, in questo caso era stato individuato un soggetto che disponeva di qualche soldo e si cercava di portarlo dalla propria parte”. Il bersaglio era un certo B.H., “colpevole” agli occhi di alcuni compagni di prigionia di aver trattenuto per sé il denaro che i familiari gli avevano fatto recapitare. Non sarebbe stato però lui il primo ad essere aggredito, spiega Viviani: “Nei filmati si vede un detenuto, H.J., accostarsi al connazionale A.A. con l’intento apparente di parlare. Poco dopo gli aveva fatto uno sgambetto e aveva incominciato a prenderlo a calci”. A soccorrere l’aggredito erano subito intervenuti due dei presenti, mentre altri due - tra cui appunto B.H. - erano accorsi a dar manforte a chi aveva innescato il confronto fisico. L’occasione avrebbe offerto quindi il pretesto per “regolare i conti” con lui.
 
In seguito al danneggiamento degli arredi nella saletta socialità i sei, come si è detto, erano stati posti in isolamento. Qui nel pomeriggio del giorno successivo erano scoppiate le proteste, protrattesi fino a tarda serata: soprattutto tre dei detenuti in punizione, ha riferito una guardia, avrebbero dato in escandescenze devastando ciò che trovavano “perché affermavano di non aver fatto nulla e di patire il freddo”. H.J., il presunto iniziatore della rissa, avrebbe a quel punto ingoiato i cocci di vetro del neon finché - contro la sua volontà - era stato scortato al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce. “Un collega mi ha riferito che aveva minacciato sia la scorta che il personale medico, leggendo ad alta voce i loro nomi sui cartellini. Chiedeva di essere portato da un ispettore di polizia che conosceva per denunciarli” ha detto uno dei testi.
 
In conseguenza di ciò, al solo H.J. si contesta anche l’oltraggio. Tutti gli altri devono rispondere a vario titolo di rissa, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. La conclusione del procedimento è prevista per il 3 giugno.

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