A tradirlo sono state le riprese di una telecamera collocata in prossimità della stazione ferroviaria di Robilante. J.C., pregiudicato 36enne residente a Borgo San Dalmazzo, è stato riconosciuto responsabile del furto di una bicicletta avvenuto alla fine di novembre del 2018.
Un reato di poco conto che però, stante la recidiva specifica dell’imputato, ha portato a una condanna piuttosto severa: un anno e sei mesi la pena inflitta dal tribunale di Cuneo, con in più 300 euro di sanzione e 700 euro di danni da rifondere al proprietario del velocipede.
A identificare in J.C. l’autore del furto hanno concorso soprattutto le immagini che mostravano l’auto aziendale su cui l’uomo era giunto a Robilante. Il titolare dell’impresa, una ditta di confezionamento con sede a Mondovì, ha confermato che la presenza di J.C. era compatibile con i suoi compiti lavorativi in quel giorno. Per lui il pubblico ministero aveva proposto due anni di reclusione, motivando la richiesta con il fatto che non si potesse nemmeno sostenere che il 36enne, già dichiarato delinquente abituale, fosse in particolari condizioni di indigenza.
La parte civile si è associata alla richiesta dell’accusa quantificando il danno in una cifra non inferiore a 317 euro, tanti quanti ne erano stati pagati solo pochi mesi prima per l’acquisto di bicicletta, lucchetto e accessori. La difesa, per contro, ha sostenuto che dalle immagini non fosse possibile identificare con assoluta certezza in J.C. la persona che era stata colta nell’atto di svellere il lucchetto e portare via il mezzo.