DRONERO - Scritte e imbrattamenti contro la ex: nessuna prova contro l’innamorato deluso

La vittima aveva denunciato l’uomo dopo il danneggiamento della sua auto. Nei bagni di un autogrill frasi ingiuriose con il numero di telefono della donna

a.c. 06/04/2022 19:19

Si è chiuso con un’assoluzione il processo per diffamazione, danneggiamento e molestie contro G.C., un uomo di origini liguri residente a Torino.
 
A denunciarlo era stata la sua ex compagna, vittima di atti persecutori nel periodo successivo alla fine della loro relazione. Nell’ottobre 2019, presso l’abitazione della donna in un comune della val Maira erano comparse scritte ingiuriose. In quell’occasione era anche stata danneggiata la sua automobile. Analoghe ingiurie erano state tracciate sia nei bagni del centro commerciale Le Gru di Grugliasco, nel Torinese, sia presso un autogrill lungo la Torino-Piacenza.
 
Alcuni conoscenti della donna ne avevano dato conto alla diretta interessata, specificando che oltre al nome e al cognome veniva menzionato anche il suo numero di telefono. A seguito della denuncia i carabinieri hanno verificato se i sospetti su G.C. fossero fondati. Dall’analisi dei tabulati, condotta dal maresciallo capo Angela Rulfo, non sono però emersi particolari riscontri. Solo in un’occasione, ha riferito la militare, l’utenza di G.C. avrebbe agganciato una cella telefonica non distante dal luogo dei fatti, nella data in cui si presumeva che la scritta fosse stata tracciata.
 
La richiesta di una perizia grafica, formulata dalla parte civile, è stata rigettata dal giudice. Il pubblico ministero Alessandro Borgotallo aveva comunque domandato una condanna a sei mesi e al pagamento di 500 euro di multa. Il rappresentante dell’accusa ha parlato di “un fatto grave, davvero ai limiti dello stalking. Sono condotte che pregiudicano la quotidianità della vittima perché la toccano negli aspetti più intimi”. A conferma degli indizi raccolti, il procuratore ha menzionato il fatto che G.C. risultasse essere frequentatore abituale dell’ipermercato Le Gru: “La signora aveva appena concluso una relazione turbolenta con l’imputato e non aveva altri possibili ‘nemici’. Inoltre, nel periodo dei fatti aveva ricevuto un mazzo di fiori anonimo con un vezzeggiativo noto solo a loro due”. Il patrono di parte civile, avvocato Anna Grazia Marchetti, ha puntato il dito sulle coincidenze cronologiche: “La relazione si è interrotta a settembre, a partire da ottobre sono iniziate le molestie e gli imbrattamenti. La persona offesa utilizza il cellulare per ragioni di lavoro, oltre ad essere per lei umiliante la diffamazione ha comportato anche un danno”.
 
“Non c’è nulla di concreto se non il sospetto, maturato a seguito dell’interruzione del rapporto con la donna” ha replicato l’avvocato Leonardo Roberi, sottolineando la scarsità di riscontri emersi dai tabulati: “Non si può dire che il cellulare abbia agganciato celle vicine all’abitazione di lei né all’autogrill. Dal punto in cui è stato individuato c’era una distanza di 50 chilometri”. A giudizio del difensore, le indagini si sarebbero orientate subito su un unico sospettato, anziché vagliare altre possibilità.

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