CUNEO - Segnalavano posti di blocco su WhatsApp e insultavano gli agenti, secondo il gip non è reato

Archiviata l’inchiesta su 49 ragazzi genovesi. Il giudice: 'Nessuna alterazione del servizio e nessun vilipendio, la chat non era pubblica'

s.m. 27/01/2020 11:09

Formare un gruppo Whatsapp per segnalare i posti di blocco sulle strade non è reato, anche se ci sono insulti a carabinieri e poliziotti. La notizia giunge da Genova, dove il giudice per le indagini preliminari Luisa Avanzino ha archiviato il faldone, decidendo che il fatto non costituiva reato perché non c’è stata interruzione di pubblico servizio, mentre gli epiteti generici rivolti verso forze dell’ordine non costituiscono vilipendio.
 
Le persone denunciate erano 49 (difese dagli avvocati Matteo Carpi, Nicola Scodnik, Alessandro Costa e Barbara Costantinio) e avevano messo in piedi una maxi chat da più di cento persone. Lo scopo era quello di segnalare posti di blocco per evitare multe e sospensioni della patente se si fosse 'alzato troppo il gomito' durante la serata. Secondo il gip, però, la creazione del gruppo non avrebbe "comportato alcuna alterazione del servizio che è sempre stato svolto regolarmente, considerato il numero di utenti della strada e il numero comunque limitato dei partecipanti alla chat". Archiviati anche gli insulti: secondo il giudice, dato il carattere "chiuso della chat e quindi della conversazione" non ci sarebbe alcun vilipendio "pubblico".
 

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