Sfratti, minacce, discussioni interminabili quando lui rincasava ubriaco. E poi le violenze, fisiche e verbali, cui avrebbe assistito la figlia della coppia, una bimba che oggi frequenta le elementari a Cuneo: in un’occasione era stata proprio lei ad avvicinare una maestra, durante un doposcuola, e a dirle “mio papà fa cose brutte”.
A quel tempo l’uomo, un cittadino tunisino oggi residente in Francia, era già sottoposto al divieto di avvicinamento nei confronti dell’ex moglie e della figlia: “La mamma confermò che lui beveva e in alcuni casi le aveva messo le mani addosso” ha raccontato la maestra. L’accusa di maltrattamenti in famiglia, aggravata dalla presenza di minori e dall’aver commesso il reato anche mentre la moglie era incinta, è costata al nordafricano una condanna a sei anni di carcere, emessa dal tribunale di Cuneo. La coppia si era sposata nel 2011 in Tunisia. Lei viveva già in Italia, a Venezia, lui l’aveva raggiunta. Una decina di giorni dopo la nascita della figlia, la decisione di trasferirsi a Cuneo presso la sorella di lei. “Era disperata, il marito la picchiava” ha ricordato quest’ultima: “Avevo già visto cose non tanto normali, come lividi addosso. Però l’avevo incontrata pochissimo fino ad allora, perché lui non voleva che la aiutassi, e lei probabilmente era indotta a non dire nulla”.
Per la famiglia, ben integrata, quella convivenza si sarebbe rivelata impossibile: “La scusa era che lui avrebbe dovuto cercare lavoro, in realtà non ha mai avuto voglia di farlo nonostante gli avessimo trovato un posto. Usciva al mattino e tornava alla sera, spesso ubriaco. Mi ha anche rubato dei soldi, finché non l’ho cacciato di casa. Mia sorella è rimasta un po’ con noi, poi è tornata in Tunisia. In seguito si sono rimessi assieme, ma sono poi stati sfrattati dalla casa in cui vivevano perché non pagavano l’affitto”. Anche il cognato conferma di aver raccolto confidenze su quella relazione sempre più pericolosa: “Lei mi diceva che non riusciva più a vivere, suo marito aveva preso anche a rubare al supermercato, dicendo a sua figlia che era ‘uno scherzo’. Mia cognata non voleva che la figlia crescesse in questo ambiente”.
Di qui la decisione di separarsi, maturata nel 2021. Nonostante la paura che lui si vendicasse in qualche modo: “L’ha sempre detto: fai attenzione, perché ti svegli un giorno e non trovi più né me, né la bambina” ricorda la sorella. Lei, a sua volta, aveva saputo di essere stata oggetto di minacce ancora più gravi: “Me lo disse mia sorella al telefono, una sera, dopo che loro due avevano litigato. Mi avvertì di non andare più a correre sul viale Angeli, come era mia abitudine, perché aveva paura. Mio cognato aveva detto che mi avrebbe aspettata per sfigurarmi con l’acido”.
Tra gli episodi contestati nell’arco dei vari anni c’era una lite al termine della quale l’uomo avrebbe orinato addosso a sua moglie. In un’altra occasione, ha detto ancora lei durante l’incidente probatorio, l’aveva svegliata nel cuore della notte, gettando immondizia sul letto: aveva trovato un pezzo di cracker tra i rifiuti e si era infuriato per quello spreco. “Ha posto in atto violenze molto gravi e umiliazioni per dieci anni, cercando in ogni modo di isolare la persona offesa dal nucleo familiare” ha concluso il sostituto procuratore Alessia Rosati, chiedendo una condanna a cinque anni. Per le parti civili, rappresentate dagli avvocati Dora Bissoni ed Elena Riga, un risarcimento quantificato in 10mila euro all’ex moglie e 1500 euro all’ex cognata. Nei confronti dell’imputato è stata dichiarata la revoca della sospensione condizionale, concessa dopo una precedente condanna a Treviso, e la sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena.