BORGO SAN DALMAZZO - Si ferma dal benzinaio e viene aggredito a colpi di cric: condannato il responsabile

La denuncia di un marocchino a Borgo San Dalmazzo. L’uomo aveva riconosciuto l’aggressore: “Lo conoscevo solo di vista, avevamo discusso mesi prima”

a.c. 10/11/2022 17:43

Ci sarebbe una banale discussione al supermercato, avvenuta mesi prima, all’origine dell’aggressione denunciata da un cittadino marocchino a Borgo San Dalmazzo. Al giudice l’uomo ha raccontato di essersi fermato presso un distributore di benzina, lungo la Statale 20, dove era stato colpito con un cric da un connazionale che conosceva di vista.
 
Da quell’aggressione senza motivo apparente il malcapitato era uscito con una frattura scomposta al braccio sinistro: “Perdeva molto sangue” ha ricordato un poliziotto sopraggiunto sul posto, dopo la chiamata al 112. Il ferito aveva fornito subito indicazioni sul presunto responsabile: A.L., un suo connazionale 42enne. A suo dire, la violenza sarebbe scaturita da un episodio di sette mesi prima: “Avevamo avuto una discussione perché non lo avevo salutato incontrandolo all’Auchan”. In tribunale la persona offesa ha detto di aver visto A.L. parcheggiare davanti al suo furgone, mentre faceva rifornimento: “È uscito dall’auto, ha preso un cric e urlando ‘ti ammazzo’ mi ha colpito al braccio, mentre cercavo di proteggermi la testa. Appena ha visto il sangue è scappato”.
 
Opposta la versione fornita dall’imputato, il quale ha parlato invece di una sua reazione a un tentativo di aggressione subita: sarebbe stato l’autore della denuncia ad avvicinarsi a lui e minacciarlo, per poi strattonarlo e prenderlo a pugni mentre si trovava ancora in auto. Solo in seguito si sarebbe difeso uscendo dalla vettura e reagendo, dopo essere stato colpito.
 
“In entrambe le versioni emergono criticità, anzitutto per quanto riguarda i motivi della lite” ha osservato il pubblico ministero Lucadello. Il racconto dell’imputato, a giudizio del procuratore, “non è totalmente implausibile, ma si può pensare a un eccesso colposo di legittima difesa”. Scarso rilievo è stato dato invece dall’accusa alla testimonianza di una donna, collega di lavoro dell’imputato, che ha riferito di aver assistito a una parte della scena: “Non ha saputo indicare nemmeno se A.L. fosse stato colpito”. Anche lui infatti aveva riportato lesioni, refertate con otto giorni di prognosi. A carico dell’imputato il pm aveva chiesto la condanna a tre mesi, previa riqualificazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa. Per la parte civile l’avvocato Giraudo si è soffermato su alcune incongruenze dell’accusato: “Riguardo alla presunta aggressione subita ha fornito più versioni dei fatti, comunque senza mai dire di aver colpito la persona offesa. Ha taciuto una circostanza che non poteva essere omessa, a fronte di lesioni simili”. La difesa, rappresentata dall’avvocato Mana, ha chiesto l’assoluzione per entrambi i capi d’imputazione, ovvero minaccia e lesioni. La persona offesa, ha sostenuto il difensore, avrebbe avuto i mezzi per “gestire fisicamente e neutralizzare un aggressore”: “È un buttafuori, chiamato tutte le sere a gestire conflitti e teste calde e dunque molto più esperto dell’imputato”.
 
Il giudice Toscano, all’esito dell’istruttoria, ha condannato l’imputato per le lesioni a sei mesi di reclusione e al risarcimento dei danni da liquidarsi in sede civile, fissando una provvisionale di 15mila euro. L’uomo è stato invece assolto per la minaccia poiché il fatto non sussiste.

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