È sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria, per il tempo necessario agli accertamenti, il bioparco AcquaViva di Caraglio, teatro della terribile tragedia di mercoledì pomeriggio.
Anisa Murati, sette anni appena, è morta annegata nel laghetto aperto alla balneazione. Era in una comitiva formata da un centinaio di bambini arrivati da tutta la valle Stura, con il centro estivo della parrocchia di Demonte, il paese dove la bimba viveva con la famiglia, di origine albanese: sette gli accompagnatori, ma solo due di loro sono maggiorenni. Intorno alle 15,30 qualcuno si accorge che Anisa non è più sul prato a qualche decina di metri dal lago, dove sono rimasti il suo zainetto e le ciabattine rosa sopra un asciugamano. Si comincia a cercarla, ma solo dopo un’ora scatta l’allarme in tutta la struttura. Arrivano i Vigili del Fuoco con l’elicottero, i Carabinieri, i sommozzatori che scandagliano il lago. Sono loro a trovare il corpicino, intorno alle 18, sul fondale sotto la pedana dei tuffi. È troppo tardi.
“Non si sa quanto tempo sia trascorso e non credo si riuscirà a capire” ammette il procuratore aggiunto Ciro Santoriello, che coordina le indagini affidate al sostituto procuratore Alberto Braghin. Per ora è aperto un fascicolo senza indagati: la Procura deve conferire l’incarico per l’autopsia. Quando lo avrà fatto, è probabile che partano i primi avvisi di garanzia, per dare modo alle difese di partecipare agli accertamenti. La posizione più problematica da valutare è quella degli accompagnatori della comitiva, nello specifico i maggiorenni: “Il minorenne che non sorveglia può concorrere, ma risponde sempre il maggiorenne. Soprattutto bisogna accertare se come estate ragazzi fosse previsto che facessero il bagno” spiega Santoriello.
Sembra che i bimbi, anche Anisa, fossero stati muniti di braccialetti verdi, per segnalare ai due bagnini e al terzo assistente del bioparco che potevano bagnarsi solo nell’area più bassa della “piscina naturale”. Anche le eventuali responsabilità dei bagnini andranno vagliate: “Vanno valutati quali fossero i compiti loro e quali quelli degli accompagnatori. Il profilo giuridico è complesso”. Meno probabile è che venga chiamato in causa anche il gestore della struttura: di norma, succede nei casi in cui - per esempio - la balneazione è vietata ma ciò non è adeguatamente segnalato. Non è il caso dell’ex polveriera di Bottonasco, recuperata nel 2022 grazie a un ambizioso progetto di riconversione. Da allora è stata un paradiso per tante famiglie in cerca di refrigerio e svago, nelle giornate di calura estiva. Da ieri è anche un inferno per due genitori che hanno salutato la loro bambina con il sorriso, ma non l’hanno più vista tornare a casa.