L’ombra del crack si sta allungando su Cuneo. A confermarlo sono i sequestri operati dalle forze dell’ordine nell’ultimo periodo, dove sempre più spesso si segnala la presenza di questa sostanza derivata dalla cocaina, che viene assunta per inalazione e provoca una forte dipendenza psichica.
Non si tratta di una droga nuova: negli Stati Uniti la cosiddetta “epidemia del crack” della seconda metà degli anni Ottanta portò a un’impennata di reati violenti in diverse metropoli, con vere e proprie guerre per bande tra tossicomani senzatetto, noti col nomignolo di crackheads. L’incremento del crack nell’offerta degli spacciatori cuneesi è argomento che preoccupa gli esperti, anche perché si accompagna a un allargamento delle aree di smercio abituale.
L’ultimo caso approdato in tribunale riguarda un sequestro operato lo scorso 22 gennaio sotto il viadotto Sarti, in via Deposito delle Ferrovie dello Stato. La stradina privata si diparte da via Giotto, al limite del parco Monviso, ed è meta abituale di bivacco di alcuni senza fissa dimora. Proprio le segnalazioni di vari frequentatori del parco avevano messo in allerta i carabinieri: “Era stata notata un’attività di spaccio da parte di una persona nei giorni precedenti” ha raccontato il vicebrigadiere Francesco Arciuolo del NORM. Questa persona era stata identificata in S.D., immigrato in Italia da cinque anni e incensurato. I carabinieri l’avevano trovato sotto il viadotto, con un altro giovane di colore: proprio mentre passava la volante, S.D. era stato visto prendere una confezione gialla e consegnarla all’altro.
A seguito della perquisizione, i militari avevano rinvenuto altre nove confezioni di crack identiche a quella, più tre dosi di hashish e diciotto frammenti di cellophane utili per confezionare altre dosi. S.D. aveva con sé ottanta euro in contanti, mentre l’altra persona era senza denaro: “Questo - ha spiegato il vicebrigadiere - ha rafforzato i sospetti di una cessione. Abbiamo ritenuto che la banconota da 50 euro trovata fosse il corrispettivo per la dose. Il costo medio è quello, ma può arrivare a 80 euro se la sostanza è pura”. Al denunciato è stata contestata dalla Procura anche l’aggravante di aver agito in prossimità di scuole e ritrovi giovanili: il luogo in cui è stato fermato, sebbene appartato, è a breve distanza dal liceo artistico e dall’oratorio don Bosco. Per questo motivo nei confronti del soggetto era stato emesso un divieto di dimora, violato per due volte e quindi aggravato nella custodia cautelare in carcere.
In aula l’imputato ha negato ogni addebito, affermando di non essere a conoscenza del fatto che la droga fosse nascosta a breve distanza dal materasso su cui dormiva. “Mi hanno svegliato tre amici - ha raccontato - che hanno cominciato a fumare. I carabinieri sono arrivati cinque minuti dopo, ma hanno fermato solo me e l’altro ragazzo. Gli altri due sono fuggiti”. In merito ai soldi ha aggiunto: “Erano i miei risparmi personali, guadagnati come stagionale in campagna. In quel periodo dormivo dalla Croce Rossa la notte, ma mi riposavo in quel posto durante il giorno quando non lavoravo”.
Il sostituto procuratore Francesco Lucadello ha chiesto per l’accusato la condanna a nove mesi e dieci giorni, più 1600 euro di multa: “Inverosimile che non si sia accorto di nulla e che non sapesse della droga. Non possono essere concesse le attenuanti perché ha violato il divieto di dimora per due volte, per giunta dicendo ai carabinieri che l’avrebbe rifatto”. L’avvocato Martina Pangella, difensore dell’imputato, ha sostenuto per contro che le dichiarazioni rese fossero plausibili: “Non vive in quel giaciglio e dunque è credibile che lo stupefacente non appartenesse a lui, c’erano comunque altri extracomunitari nei pressi. In ogni caso non è stato visto maneggiare denaro e non aveva con sé una somma ingente”. Il collegio presieduto dal giudice Sandro Cavallo ha condannato l’imputato a otto mesi e 1500 euro di multa, con il pagamento delle spese di mantenimento in carcere. Nei suoi confronti è caduta l’aggravante contestata ed è stata revocata la misura detentiva.
I bivacchi nell’area sottostante il viadotto Sarti, come si può vedere dalle foto scattate questa mattina, sono tuttora presenti. In giornata una pattuglia della Polizia Municipale si è recata sul posto: i vigili stanno monitorando i ritrovi dei senza fissa dimora per valutare interventi e possibili soluzione abitative.