CUNEO - Strage di Nizza, dopo sei anni parte il processo. Per le vittime ancora nessun risarcimento

Fra gli 86 morti la piaschese Carla Gaveglio e altri cinque italiani. Alla sbarra davanti alla Corte d’Assise di Parigi gli otto presunti complici dell’attentatore

in foto: il memoriale dedicato alle vittime della strage di Nizza

a.c. 05/09/2022 15:41

Parte oggi, lunedì 5 settembre, il processo per la strage della Promenade des Anglais a Nizza. A oltre sei anni dallo spaventoso attentato, il più grave mai avvenuto in Francia dopo la notte del Bataclan, si trovano alla sbarra gli otto presunti fiancheggiatori di Mohamed Lahouaiej Bouhalel.
 
La sera del 14 luglio 2016, mentre erano in corso gli spettacoli pirotecnici per la festa nazionale francese, il camionista tunisino 31enne irruppe alla guida di un autocarro sulla passeggiata più celebre di Nizza. Prima che il camion arrestasse la sua folle corsa vennero falcidiate 86 persone. Altre 458 rimasero ferite. L’attentatore, dopo aver colpito altri innocenti sparando dal finestrino, rimase ucciso dai colpi di arma da fuoco della polizia contro la cabina di guida. Nell’elenco delle vittime di quella notte di sangue ci sono sei italiani: una è la casalinga 48enne di Piasco Carla Gaveglio, volontaria della Croce Rossa Italiana del Comitato di Melle. Insieme alla figlia quattordicenne Matilde, rimasta ferita, era tra i turisti che quella sera si erano ritrovati per ammirare il tradizionale spettacolo di fuochi d’artificio. Altri due cuneesi, Andrea Avagnina e la moglie Marinella Ravotti di San Michele Mondovì, finirono in ospedale per i traumi subiti.
 
Davanti alla Corte d’Assise speciale di Parigi compaiono sette persone, sei uomini e una donna, tra i 27 e i 48 anni. Un altro imputato, Brahim Tritrou, è tuttora ricercato e sarà processato senza essere presente in aula. Tre degli accusati, Ramzi Kevin Arefa, Chokri Chafroud e Mohamed Ghraieb, devono rispondere di associazione per delinquere a scopo terroristico. Gli altri cinque, Maksim Celaj, Endri Elezi, Artan Henaj, Brahim Tritou e Enkeledja Zace, di traffico di armi. L’unico a rischiare l’ergastolo a causa della potenziale recidiva è Arefa, che secondo gli inquirenti agiva da intermediario tra l’autore dell’attentato e i complici. Imponente lo schieramento di avvocati, ben 133, con 865 persone costituitesi come parti civili. Le udienze nell’aula bunker, la stessa nella quale si celebrò il processo per gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, proseguiranno fino al 16 dicembre dal martedì al venerdì, mattina e pomeriggio. Saranno trasmesse in diretta nel Palazzo dei Congressi di Nizza, per chi non potesse recarsi nella capitale.
 
In mancanza di una sentenza che ne riconosca ufficialmente lo status di vittime del terrorismo, le famiglie dei caduti e i superstiti (alcuni con invalidità permanenti) aspettano tuttora di ricevere un risarcimento. Alla Camera giacciono diverse proposte per la modifica e l’estensione della legge 206 del 2004. L’obiettivo è svincolare le vittime e i familiari superstiti dalla necessità di acquisizione della sentenza: malgrado l’ampio consenso politico registrato, nell’attuale legislatura non si è riusciti ad approvare nessuna modifica del testo originario. Ai parenti dei deceduti spetta una somma base di circa 200mila euro, mentre per i feriti l’indennizzo varia a seconda del grado di invalidità. Soldi che servirebbero a coprire le ingenti spese mediche e psicologiche sostenute in questi anni da molte famiglie.

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