All’arresto si è arrivati sei giorni dopo i fatti, ma già dopo le prime ventiquattro ore la polizia aveva precisi sospetti sul presunto autore dello stupro al Parco Fluviale di Cuneo. Ulteriori elementi sono emersi nel corso della conferenza stampa indetta dal procuratore capo Onelio Dodero, insieme al questore Nicola Parisi, al commissario Giancarlo Floris e all’ispettore Mariella Faraco della Squadra Mobile.
Nell’indagine hanno giocato un ruolo fondamentale due riscontri: la prima descrizione fornita dalla vittima in ospedale e le riprese video della zona. “Un lavoro enorme” spiega il dirigente della Mobile Floris, descrivendo l’attività di “scrematura” sulle telecamere per cui la Questura si è avvalsa della collaborazione immediata della Polizia Municipale. In base alle descrizioni sui capi di abbigliamento e sulla bicicletta del violentatore, fornite dalla vittima, si è arrivati a restringere l’arco delle indagini su tre soggetti: tutti indossavano magliette dello stesso colore e viaggiavano su biciclette simili. Alla fine, la lente degli investigatori si è appuntata su uno dei tre, corrispondente alle caratteristiche fisiche tratteggiate e visto transitare nella zona delle piscine, con identico abbigliamento, anche nei giorni successivi.
Le forze dell’ordine ne hanno monitorato i movimenti a partire dalle ore successive allo stupro, verificatosi intorno alle 18 di domenica 11 settembre. Alla luce degli ulteriori indizi raccolti si è arrivati nel pomeriggio di sabato 17 all’arresto: quando gli agenti si sono presentati nella sua abitazione di Borgo Gesso per mettergli le manette ai polsi, lui è rimasto calmo e non ha mostrato sorpresa. Si tratta di un rumeno quarantenne, senza precedenti penali specifici: “Non è uno straniero irregolare: è una persona inserita nel tessuto sociale e con un’attività lavorativa” precisa il procuratore Dodero. Sono gli unici elementi che la Procura fornisce alla stampa riguardo all’identità dell’arrestato, del quale non si conosce per ora il nome.
Non è stato reso noto nemmeno se tra i “gravi indizi” a suo carico ci siano test genetici, come si è ipotizzato in questi giorni. Si sa invece che la vittima - una pensionata settantenne di Cuneo - non è stata ancora chiamata al riconoscimento, sebbene siano stati proprio gli elementi da lei forniti a mettere gli inquirenti sulla pista che si ritiene giusta. L’ispettore Faraco, che dirige la sezione della Mobile dedicata ai crimini sessuali, è stata la prima a parlarle: “È una donna che nonostante il trauma si è dimostrata molto forte e determinata: subito dopo la visita in ospedale ci ha detto ‘prendetelo’”. Il sospettato, in carcere a Cerialdo, è stato interrogato dal gip alla presenza del suo avvocato: al giudice ha detto di non ricordare nulla di quanto accaduto, perché era ubriaco. La Procura non si è ancora confrontata con questa versione, sulla quale però trapela evidente scetticismo: “Nelle riprese lo si vede viaggiare in bicicletta con andatura normale” specifica Dodero. Ricordando il ruolo che la sorveglianza elettronica ha avuto in questa vicenda, il procuratore aggiunge: “Apprezziamo molto le iniziative delle istituzioni tese a porre telecamere nei luoghi pubblici”.
Dodero non nasconde che un episodio criminale così efferato, avvenuto in pieno giorno, abbia diffuso un senso di insicurezza nella cittadinanza cuneese: “Si tratta di un fatto grave ma assolutamente episodico. La soglia di sicurezza in città è alta: non sempre però è possibile prevenire”. Analoghe considerazioni sono state espresse dal questore Parisi: “Quanto migliore è la qualità della vita in un luogo, tanto peggiore è la percezione della sicurezza: questo è testimoniato anche dalle rilevazioni dell’Istat che da anni vedono diminuire il tasso di reati”. In merito all’attività di prevenzione, il capo della polizia aggiunge: “Le pattuglie variano dalle due alle tre unità per turno, stiamo facendo i salti mortali per portarle al massimo. Due volte a settimana chiedo al reparto prevenzione crimine di Torino l’ausilio di altre pattuglie, quindi in taluni orari della giornata si può arrivare a 6-7 volanti in Cuneo. Il parco fluviale è tra gli obiettivi sensibili dei pattugliamenti”.