Pensava di aver evitato le conseguenze di un incidente da lui provocato a Boves, ma ad incastrarlo - nel vero senso della parola - ci ha pensato la sua jeep. Quando l’altro automobilista ha portato la macchina a riparare, infatti, il carrozziere ha trovato fra le lamiere una targa: quella del pirata della strada.
All’esito delle indagini i carabinieri sono arrivati a identificare due persone: M.O., cittadina tedesca, acquirente della jeep, e l’ex marito M.P., italiano, il presunto guidatore. Entrambi sono ora a processo per favoreggiamento. All’epoca dell’incidente, nell’aprile 2019, la coppia conviveva a Boves. Da subito si era risaliti all’intestatario, ma quest’ultimo aveva dimostrato di aver già ceduto il veicolo alla donna. Lei si è presentata in caserma solo a settembre, dopo vari solleciti, raccontando di avere a sua volta venduto la jeep a un amico del fratello che l’aveva portata in Germania, giusto pochi giorni prima dello scontro.
“La cosa non corrispondeva con quanto detto dall’altro automobilista coinvolto, cioè che il guidatore fosse italiano” ha spiegato il luogotenente Alessandro Dall’Amico, che a quei tempi comandava la stazione carabinieri. Inoltre, M.O. non aveva saputo fornire né l’indirizzo né un recapito del presunto acquirente, indicandone tuttavia le generalità. Il marito della donna, M.P., risultava essere la persona che aveva in uso l’auto nonché l’intestatario dell’assicurazione: in maggio aveva fornito un modulo cid ai militari. Dai successivi approfondimenti si sarebbe scoperto che la jeep era stata fatta demolire a giugno, su richiesta firmata dall’intestatario formale dell’auto: “Il rottamatore ha detto che l’auto era stata ritirata da un’officina di Cuneo. È emerso che in data imprecisata M.P. aveva portato il veicolo”.
In tutto questo, ha aggiunto il luogotenente, non si è arrivati a identificare con certezza il conducente pirata. L’altra persona coinvolta nel sinistro sostiene però di averlo individuato nella persona di M.P., anche grazie a una fotografia mostratagli in seguito. “Sicuramente non era straniero” ha detto al giudice, raccontando la dinamica dello scontro: “Erano circa le 17,30, stavo procedendo in via Santuario: quasi in prossimità della rotonda ho visto arrivare una jeep nera a velocità sostenuta che uscendo dalla rotondina ha iniziato a sbandare, rischiando di prendere due auto e schivandole per miracolo. Io ho cominciato a spostarmi sulla destra percependo il pericolo, ma la jeep continuava ad andare a zig zag. Alla fine ha colpito la mia auto nella parte anteriore sinistra, distruggendola”. L’uomo che guidava, ha ricordato, aveva aperto la sua portiera dal lato passeggero, chiedendogli come stesse: “Quando ho detto che non avevo niente di rotto si è girato ed è risalito sulla jeep, scappando”.
A riprova dei suoi sospetti su M.P., il testimone ha riferito di aver appreso da una barista della zona che costui si sarebbe vantato di averla “fatta franca”, qualche giorno dopo. La titolare del bar però ha smentito in parte quanto lei stessa aveva dichiarato durante le indagini: “Non ha mai detto che guidava lui quella macchina, ma che un suo parente l’aveva presa da casa e aveva fatto un giro a Boves, poi aveva avuto un incidente ed era scappato. Io gli avevo consigliato di chiamare subito i carabinieri, ma lui aveva risposto ‘è già tutto a posto’”.
L’11 marzo è la data fissata per la prosecuzione dell’istruttoria.