Tutto da rifare per quanto riguarda il filone cuneese dell'inchiesta sul Tenda bis, risalente al sequestro del cantiere di Limonetto nel 2017. La Cassazione ha disposto l'annullamento della sentenza di appello con la quale i giudici avevano dichiarato non doversi procedere per i cinque imputati di furto.
Il giudice di primo grado a Cuneo aveva condannato tutti gli imputati a pene comprese fra tre anni e due mesi e quattro anni: il direttore tecnico, i due capi cantiere e i due operai accusati avevano agito senza scrupoli, scriveva il tribunale, non curandosi di “mettere a repentaglio la stessa sicurezza delle opere che man mano venivano realizzate”. In appello i giudici di Torino avevano ribaltato il verdetto, pur senza contestarlo nel merito. Dall'imputazione di furto si era passati a quella di appropriazione indebita, improcedibile in mancanza di una querela che del resto avrebbe potuto presentare solo la società per cui lavorava la "banda" del cantiere, ovvero la Grandi Lavori Fincosit.
Ora si torna al punto di partenza, con un nuovo processo di appello e la speranza, per il Comune di Limone che si era costituito parte civile (insieme all'Anas, le cui pretese risarcitorie erano però state rigettate), di non assistere a una nuova beffa.