A porre fine all’attività di una banda composta da nove rapinatori albanesi, attiva per due anni tra le province di Cuneo e Torino, erano stati nel novembre 2016 i carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cuneo, insieme ai colleghi della Compagnia di Cuneo.
I militari l’avevano chiamata operazione ‘Ulisse’: non un riferimento alla mitologia greca, bensì al monovolume utilizzato per commettere i reati. Tra il dicembre 2014 e l’aprile 2016 i malviventi avevano firmato una quarantina di colpi, prendendo di mira bar, sale giochi, ditte di trasporti e aziende agricole. Il bersaglio preferito erano videopoker e slot machine, sovente razziati con la tecnica della ‘spaccata’, ma anche varie aziende dove erano stati messi a segno ingenti furti di carburante.
Un bottino stimato in circa 200mila euro, ai danni di imprese e locali pubblici in sedici località della provincia Granda: Piasco, Busca, Fossano, San Sebastiano (Fossano), Beinette, Pianfei, Cervere, San Pietro del Gallo (Cuneo), Mondovì, Villafalletto, Villar San Costanzo, Centallo, Caraglio, Costigliole Saluzzo, Brondello e Tarantasca. In un’occasione, nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 2016, la ‘banda dei videopoker’ aveva agito fuori provincia, a Santena, ma sarebbe stata proprio quella trasferta a costargli cara.
Quella sera infatti gli uomini dell’Arma erano riusciti ad intercettarli dopo un secondo tentativo di furto a Cervere. I malviventi, a bordo di una Golf, avevano cercato di speronare la gazzella del 112 e a far perdere le loro tracce, tuttavia tramite il segnale Gps era stato possibile ricostruire i movimenti dell’auto prima che venisse abbandonata nelle campagne di Tarantasca. A bordo erano stati ritrovati un piccone, un cuneo, alcuni bastoni, un’accetta e vario materiale da scasso. C’era una certa quantità di sassi, che in un paio di occasioni i ladri avevano lanciato contro i proprietari degli esercizi commerciali dopo essere stati scoperti: una circostanza che gli sarebbe costata anche l’imputazione di rapina.
Pochi giorni dopo, la notte del 24 febbraio, un primo arresto in flagranza a Passatore per E.M. (classe 1987, residente a Cuneo). Le manette sarebbero scattate ai polsi degli altri componenti della banda a distanza di qualche mese: per G.N. (classe 1994, residente a Busca), N.N. (classe 1992, residente a Cuneo), E.P. (classe 1991, residente a Cuneo), C.M. (classe 1992, residente a Costigliole Saluzzo) e V.E. (classe 1977, residente a Costigliole Saluzzo) si erano aperte le porte del carcere. Erano finiti in prigione anche V.K., immortalato da alcuni selfie su Facebook a bordo di due auto rubate, e A.Q., nato nel 1966 e residente a Busca, mentre per suo figlio E.Q. erano stati disposti gli arresti domiciliari.
Questi ultimi tre - ritenuti le ‘staffette’ del gruppo - sono gli unici a trovarsi tuttora sotto processo, dopo che gli esecutori materiali dei furti hanno patteggiato diverse condanne. I tre imputati devono rispondere di concorso in furto aggravato: in particolare, il giovane E.Q., già accusato di aver fatto parte di una
baby gang attiva a Saluzzo e condannato di recente per l’
aggressione a un connazionale a Busca, avrebbe riaccompagnato a casa i presunti complici la notte della tentata rapina a Cervere. Suo padre avrebbe invece esercitato un’attività di controllo delle strade tenendosi in contatto con la banda.
Il processo a loro carico è stato rinviato al prossimo 10 dicembre per l’esame degli imputati e la discussione finale.