Ai carabinieri che le avevano soccorse le due donne avevano parlato di ore di terrore, vissute in casa dell’uomo che le ospitava a Chiusa Pesio. Lui, 31enne all’epoca dei fatti, era stato arrestato dopo quel Natale di sangue e follia dello scorso anno e ora deve rispondere di accuse pesantissime: sequestro di persona, violenza sessuale, lesioni, minacce e maltrattamenti nei confronti della convivente.
“La casa era in condizioni fatiscenti, sul letto e a terra c’erano tracce di sangue” ha ricordato il maresciallo Massimo Salerno, comandante della locale stazione dell’Arma, che aveva proceduto al sopralluogo il giorno di santo Stefano. L’indagato, prima di venire portato via da casa in manette, aveva consegnato il cellulare e il tablet: qui gli investigatori avevano trovato traccia delle conversazioni intercorse fra lui e una 45enne residente a Vigevano, in provincia di Pavia. La donna era entrata in confidenza con il chiusano e aveva accettato di raggiungerlo, per trascorrere insieme i giorni di Natale. A casa era presente però anche un’altra donna, 59enne, convivente dell’uomo già da diverso tempo.
Sono molteplici le testimonianze di “una massiccia presenza su Facebook” dell’imputato alla spasmodica ricerca di donne disponibili, ha spiegato il maresciallo. Alla 45enne l’uomo aveva perfino pagato il viaggio per permetterle di arrivare in valle Pesio: “Cercava di convincerla anche del fatto che per lei ci fossero opportunità lavorative nella Granda”. Le cose però sarebbero andate diversamente da come lei sperava. Dopo un approccio sessuale respinto, l’ospite sarebbe stata minacciata con un coltello e segregata. Il tentativo della convivente di frenare la furia del padrone di casa si sarebbe risolto in una scarica di botte. “Tu non andrai più a Vigevano, ti sparo in testa, ti faccio a pezzi e ti sotterro, non ti trovano più” avrebbe detto alla 45enne, trascinandola in casa dopo un tentativo di fuga e sequestrandola per circa undici ore.
Alla fine a chiamare il 112 era stata l’altra donna, raccontando ai militari anche dei frequenti pestaggi patiti in casa e di un episodio di violenza sessuale risalente a un paio di mesi prima. In quell’abitazione le forze dell’ordine erano intervenute più volte per sedare i litigi tra i due. In passato, l’uomo era già stato protagonista di frequenti scontri con la precedente compagna, che si era infine allontanata. Un contesto di degrado, quello in cui sono maturati gli episodi oggetto di denuncia, riflesso nel rapporto ambiguo tra i due conviventi: “Si sono sentiti anche in seguito, lui era preoccupato che venisse ritrovato il coltello con cui aveva minacciato la sua ospite” ha raccontato il maresciallo Salerno.
I giudici hanno ascoltato tra le varie testimonianze quella di uno zio dell’imputato che per un periodo aveva vissuto nella stessa casa. “C’erano discussioni su cose futili, ma mai litigi gravi” ha spiegato l’uomo, ammettendo tuttavia di aver visto segni di percosse sul corpo della convivente di suo nipote: “L’estate precedente mi aveva mostrato un livido, sostenendo di essere stata picchiata. In un’occasione si era chiusa in camera dopo un diverbio tra loro, era spaventata e aveva chiamato i carabinieri. Diceva spesso di voler andar via e qualche volta lo aveva fatto, poi era tornata perché senza soldi”. Il teste aveva visto il nipote, la compagna e l’altra donna la sera della vigilia, notando un certo disagio. Il mattino dopo era stata la 59enne a chiamarlo, raccontandole che “era successo un casino” perché “mio nipote aveva picchiato la donna che ospitava, verso le due di notte. Lei era scappata per chiedere aiuto in una casa vicina”.
Il processo è stato aggiornato per sentire altri testimoni.